Regione, subito 3 milioni per le urgenze. Danni: stima di 50 milioni?
Il presidente Alberto Cirio: "Richiesto un nuovo stato di emergenza per il Piemonte"
TORINO – «Chiederemo al Governo un Piano straordinario sul dissesto idrogeologico e lo scudo penale per i sindaci affinché possano agire senza rischiare una denuncia»: i presidenti di Piemonte e Liguria, Alberto Cirio e Giovanni Toti, lo dicono senza mezze misure.
I numeri, del resto, sono impietosi: quasi 400 persone ancora isolate in Piemonte e più di 570, sulle oltre 620 evacuate tra sabato e domenica, prive di tornare nelle proprie case. Centinaia di frane (circa 500), ponti, strade e infrastrutture compromesse, che hanno causato l’isolamento di comunità e frazioni.
Ecco perché già ieri sera la Regione Piemonte ha inviato a Roma la richiesta di stato di emergenza, a cui in giornata si potrebbe aggiungere una prima stima dei danni. Solo per il Basso Piemonte si aggirerebbero intorno ai 50 milioni, ma si attendono le valutazioni dei tecnici.
L’area maggiormente danneggiata risulta essere quella intorno al Bormida, che coinvolge Alessandrino, Astigiano, Cuneese e versante ligure. Proprio in questo territorio, a Cairo Montenotte (Sv), era in programma domani l’incontro tra il presidente della Regione Piemonte Aberto Cirio e l’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi con il governatore ligure Giovanni Toti e i sindaci della Val Bormida, sulle iniziative congiunte da attivare dopo il maltempo che ha colpito pesantemente i due territori. Incontro purtroppo annullato a causa di una nuova allerta arancione in Liguria.
«Piemonte e Liguria hanno molte analogie, sono territori fragili – sottolineano i presidenti Cirio e Toti – Bisogna agire sulla prevenzione. Non possiamo andare avanti di stato di emergenza in stato di emergenza. Chiederemo al Governo un Piano straordinario sul dissesto idrogeologico. Non si possono tenere le risorse bloccate al Ministero dell’Ambiente senza far partire le opere, per poi spendere i soldi rincorrendo l’emergenza come si sta facendo oggi. Insieme a questo serve una profonda semplificazione normativa. Si parla tanto di scudo penale, diamolo ai sindaci per consentirgli di mettere in sicurezza il loro territorio senza rischiare una denuncia».
«Bisogna anche rendersi conto che le piogge, le frane e le alluvioni non guardano i confini – aggiunge l’assessore Gabusi – per cui se si parla di piano straordinario bisogna fare considerazioni di carattere territoriale e non meramente regionale. Come abbiamo detto ieri al ministro Dadone ad Alessandria, passata la prima fase di emergenza, che si occupa della sicurezza delle persone e delle grandi arterie stradali, è indispensabile attivare la fase due per il ripristino della viabilità ordinaria in tutte le aree colpite. Viabilità indispensabile per il transito dei mezzi pesanti legati alle attività locali e al trasporto regionale e interregionale. Pensare di tardare questo transito per più di una settimana o dieci giorni significa ammazzare l’economia locale. Per questo motivo con l’assessore Tronzano abbiamo individuato la possibilità un prelievo dal Fondo di riserva di tre milioni di euro per integrare le richieste che avanziamo al Consiglio dei Ministri e al Dipartimento di Protezione civile. In pochi giorni saremo anche in grado di fare un bando specifico per mettere a disposizione anche piccole somme per i gruppi di protezione civile».