Pernigotti, nuovo stabilimento? Via libera di Cabella
Il sindaco ha già annunciato la "massima disponibilità" ad assecondare le richieste dell'azienda, se rimarrà in città
NOVI LIGURE — «Massima disponibilità a livello urbanistico» da parte dell’amministrazione comunale, nel caso in cui la Pernigotti intenda costruire un nuovo stabilimento, «a condizione che la produzione rimanga nel territorio di Novi a sostegno dell’occupazione». Lo ha detto il sindaco Gian Paolo Cabella, partecipando giovedì pomeriggio al vertice convocato al ministero dello Sviluppo economico. Quella di costruire un nuovo stabilimento è una delle ipotesi messe in campo dal direttore finanziario di Pernigotti, Pier Luigi Colombi, insieme alla «ristrutturazione dello stabilimento esistente» e alla «ricerca di un edificio idoneo a una ricollocazione».
Tutto però è subordinato all’effettivo rispetto del piano industriale presentato al Mise. Il piano prevede l’efficientamento della produzione, che potrà contare anche su una collaborazione con la cooperativa Spes di Torino e il gruppo Optima, capace di garantire un aumento dei volumi produttivi. L’azienda, inoltre, prevede di trasferire a Novi le produzioni di creme e tavolette attualmente realizzate in Turchia.
Nelle linee guida del nuovo piano industriale 2020-2024 non sono però state fornite informazioni sulle risorse finanziarie necessarie e sui piani di produzione. «Al momento l’aspetto positivo di questa vicenda è che 70 lavoratori sono al lavoro e insieme a loro anche i 60 stagionali, inizialmente messi da parte dalla trattativa – dice Pietro Pellegrini della segreteria nazionale Uila-uil – Tuttavia il piano industriale presentato ci sembra una dichiarazione d’intenti con percorsi ancora tutti da definire e che non ci rassicura circa la produzione post natalizia». Ricorda Pellegrini: «Nel piano mancano le risorse che saranno messe in campo per realizzare gli investimenti e attuare le buone intenzioni commerciali e produttive che il gruppo propone».
Più ottimista la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde, che ha presieduto il vertice insieme al vice capo di gabinetto Giorgio Sorial. Secondo Todde, dall’incontro è emerso «un quadro positivo» perché i Toksoz hanno «riconosciuto il valore dello storico marchio del Made in Italy» e hanno «confermato il proprio impegno a rilanciare il sito di Novi, ampliando le produzioni e salvaguardando i lavoratori». Non va però dimenticato che giusto un anno fa i Toksoz la fabbrica la volevano chiudere. Se le cose sono cambiate è grazie alla cessione al gruppo Optima del comparto I&P (prodotti per gelaterie e pasticcerie), un affare da 20 milioni di euro.
Il piano industriale, dicono ancora dal ministero, «sarà accompagnato da investimenti sul personale, con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, per i quali il ministero del Lavoro convocherà a breve le parti». Azienda e sindacati dovrebbero tornare a Roma all’inizio del prossimo mese, per firmare la cassa integrazione “per riorganizzazione aziendale” e prorogarla di un anno. Quella attualmente in essere, concessa “per cessazione”, scadrà infatti il 5 febbraio prossimo.