I sindacati: “Il Governo sblocchi le grandi opere”
"Possiamo essere utili per la messa in sicurezza del territorio. Costa meno che ricostruire ad ogni disastro"
ALESSANDRIA — Il settore edilizio non può reggere con le sole ristrutturazioni e, in provincia, con un Terzo Valico che attualmente richiede solo manodopera super specializzata. Davanti alla Prefettura c’erano rappresentanti delle tre sigle sindacali maggiori, uniti idealmente alle altre 99 piazze italiane di manifestazione concomitante. Tutti a chiedere la stessa cosa: che il Governo sblocchi le grandi opere, la maggior parte delle quali ferme per mancanza di soldi o per questioni burocratiche/ambientali.
Cgil, Cisl e Uil chiedono che il nuovo Governo prenda in considerazione i loro suggerimenti al fine di ridiscutere opera per opera per cercare insieme di sciogliere i nodi che le fermano al palo. In mancanza di una risposta forte – infrastrutture, edilizia pubblica – il settore potrebbe subire un durissimo colpo e non risollevarsi più. “Non vogliamo cementificare l’Italia – dice al megafono Piero Tarizzo – possiamo essere utili per la messa in sicurezza del territorio. Costa meno che ricostruire ad ogni disastro”.
Massimo Cogliando, Cgil, è dello stesso parere: “Il rischio è il proliferare di lavoro irregolare”, che tradotto vuol dire meno ore “sulla carta” o totalmente in nero. Paolo Tolu, Uil, sottolinea gli effetti collaterali ma molto importanti: “Per mancanza di lavori gli impresari sono costretti a far lavorare part-time, il che vuol dire per lo Stato meno contributi versati. E’ una lotta la ribasso”. Non si può neppure contare sulla pensione anticipata: sono rari i lavoratori discontinui come gli edili, commercianti e liberi professionisti che arrivano a ‘quota 100’.