Pernigotti, il piano promette il rilancio ma non convince
Il piano industriale prevede il trasferimento di due linee dalla Turchia ma i conti non convincono. Torna in campo Spes?
NOVI LIGURE — Rimangono molti punti oscuri nel nuovo piano industriale presentato questo pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico da parte dei dirigenti di Pernigotti. Per dirla con le parole di Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil che ha seguito la vertenza, «il piano non ha coperture economiche chiare e dunque ci appare poco solido».
Le notizie positive invece sono rappresentate dall’intenzione dei fratelli Toksoz di portare in Italia due linee produttive attualmente in Turchia. «Le linee verrebbero trasferite nello stabilimento di Novi Ligure, che quindi tornerebbe a svolgere un ruolo importante», dice Crocco. Anche la produzione degli ovetti di cioccolato, appaltata all’esterno, potrebbe ritornare a Novi.
Inoltre, potrebbe tornare in gioco anche Spes. La cooperativa torinese – che aveva firmato con Pernigotti un contratto preliminare per acquisire il rame cioccolato e torrone, poi “stracciato” dai turchi – sarebbe intenzionata a portare alcune lavorazioni nello stabilimento di viale della Rimembranza. «E a quel punto potrebbe aver bisogno di maestranze locali, magari assorbendo qualche lavoratore interinale», spiega il sindacalista della Uil.
Rimane in campo anche l’ipotesi di realizzazione di una nuova fabbrica, più moderna, ma sempre a Novi Ligure. Un’ipotesi sulla quale dal Comune – rappresentato dal sindaco Gian Paolo Cabella – c’è stata apertura totale. «Da parte nostra abbiamo garantito la massima disponibilità per andare incontro alle esigenze dell’azienda, qualora intenda costruire un nuovo stabilimento», spiega Cabella. «Non c’è stata però la presentazione di un vero e proprio conto economico: aspettiamo quindi che in una prossima riunione vengano illustrati i numeri a sostegno del piano industriale. Nel frattempo, la nostra principale preoccupazione rimane la tutela dei lavoratori», conclude il sindaco.
Intorno a fine mese comunque sindacati e azienda dovranno ritornare a Roma, questa volta al ministero del Lavoro, per la firma della cassa integrazione. Quella attualmente in essere è stata concessa per cessazione aziendale e scadrà il 5 febbraio prossimo. Alla luce dei nuovi sviluppi, andrà prorogata di un anno per ristrutturazione aziendale.