Discarica: “non siamo il Comitato del ‘no’ a tutto. Ma lì è il posto sbagliato”
"E' una discarica, e non un?opera di abbellimento del territorio. E come dimostrato ancora dagli eventi di ottobre, questa è zona alluvionabile"
CASAL CERMELLI- FRUGAROLO – Da gennaio 2019, quando è nato, sta portando avanti la battaglia (con incontri e raccolta firme che ha raggiunto quota 1829 depositate) contro il progetto di discarica di rifiuti non pericolosi e successiva restituzione a fini turistico-ricreativi (parco del Minipo’), denominato ‘La Filippa 2.0‘ proposto dalla famiglia Vaccari in località Pitocca, tra i comuni di Casal Cermelli e Frugarolo.
“Prima ancora di mettere in discussione come verrà fatta e gestita, quello che contestiamo è il luogo che è stato scelto: Cascina Pitocca non è il sito adatto. È il posto che è sbagliato”. Scaduto il termine per la presentazione delle osservazioni nell’Inchiesta pubblica fortemente voluta da Legambiente (che avrà un certo peso sulla decisione della Provincia di Alessandria nel dare l’ok al progetto) è il Comitato Torrente Orba a tornare a far sentire la propria voce, rimarcando le ragioni del ‘No’ alla discarica.
Il comitato
Sono 18 i fondatori del Comitato Torrente Orba, tutti comuni cittadini. Dieci sono quelli attivi che insieme ad altri comitati – come quello di Sezzadio, Predosa, Spinetta e Carentino – e grazie alla collaborazione di Legambiente (circolo di Ovada), di Pro Natura e Italia Nostra portano avanti questa battaglia. “Non perché siamo quelli del no a tutto e a prescindere – spiegano Giancarlo Porrati (medico in pensione) presidente del Comitato, Simone Bellingeri (avvocato) segretario e Pier Giorgio Baldini (medico di Casal Cermelli) vice presidente, e tanti altri abitanti della zona vicino alla cava – Non è vero che non abbiamo mai dubbi, anzi. Ed è proprio per questo che sottolineiamo l’opera mistificatoria di questa operazione: è una discarica, e non un’opera di abbellimento del territorio”. A venire criticata è la modalità con cui si ‘sponsorizza’ questo progetto: “Qui viene venduto un prodotto nel suo esito finale, quello di parco del Minipo’. Ma prima di tutto è una discarica!”. Ma il Comitato Torrente Orba, proprio per arrivare a dare un “parere contrario motivato” si è avvalso di tecnici e di relazioni approfondite “come quelle del geologo Paolo Sassone e quella di un ingegnere chimico, ex dirigente industriale in pensione”. Che rientrano tra le osservazioni consegnate alla commissione dell’Inchiesta pubblica per cui si attendono le tre date di incontri.
Il suolo
È una delle prime differenze con l’altra discarica della famiglia Vaccari, di Cairo Montenotte. “Quella era una cava di argilla con profondità di 20 metri nel sottosuolo. In località Pitocca invece il terreno di cava è permeabile, è ghiaioso. In più si trova vicino alla falda acquifera ed è incuneata tra due corsi d’acqua, Acqua Nera e Orba. Insomma la differenza idrogeologica tra i due siti è forte”. E anche se il progetto prevede uno strato di argilla, e che la cava venga tombata con teli, “la permeabilità del suolo è maggiore e quindi il percolato qui non viene tenuto”. Altro discorso è quello del riempimento di cava: “il progetto non prevede una discarica a livello zero, ma la creazione di una montagna di rifiuti di 8 metri che in realtà bloccherebbe l’unica via di fuga per le acque”.
I corsi d’acqua
È il reticolo idrografico della zona a motivare ancora di più le ragioni del ‘No’, “perché come dimostrato ancora dagli ultimi eventi di ottobre, questa è zona alluvionabile”. E lo dimostra anche il Piano regolatore (Prg) dei due Comuni interessati: “la parte di Frugarolo, 33 ettari, rientra in zona ad alto rischio, mentre quella di Casal Cermelli (1 ettaro) a rischio più basso”. Qui a farla da padrona sono i corsi d’acqua minori: attraverso una simulazione di tracimazione dell’Orba si può capire come gira l’acqua. “È come un sistema venoso e arterioso: i canali e i rii che partono dal Novese, da Bosco Marengo, Fresonara e Basaluzzo arrivano al bivio di diramazione tra la roggia Frugarolo e il rio dell’Acqua. Se l’acqua non va a Frugarolo, sfonda nella Pitocca”. Invece la cava, lasciata aperta, secondo il Comitato potrebbe diventare “cassa di laminazione in caso di alluvioni” oppure ancora viste le piante e gli arbusti che già ci sono, “essere spazio per piccoli laghetti naturali”.
SP 181: argine naturale?
Quello che è certo, almeno per chi ha casa in via Frugarolo, lungo la Strada Provinciale 181, è che lì l’acqua arriva. Eccome. Come racconta la signora Maria Carla Cermelli, “l’acqua è arrivata a un metro e mezzo in casa nel 1977. Poi anche se con meno danno 10 anni dopo. Altri due eventi nel 2011 e nel 2014 con 25 centimetri d’acqua in casa”. E il 21 ottobre di quest’anno, lungo la strada provinciale 181 ce ne erano altri 60 centimetri: “e i tecnici della Regione hanno il coraggio di dire che questa strada è un argine naturale e che quindi qui non tracima?”. Per il Comitato non è accettabile: “speriamo che con la dimostrazione anche di questo ultimo evento si rendano conto e si ricredano alla luce dei fatti. Altrimenti c’è la Procura della Repubblica…”
Inquinamento
Altro aspetto da non tralasciare: inquinamento dell’aria e di conseguenza i risvolti sulla salute dei cittadini. C’è già da fare i conti con la posizione geografica, a ridosso di stabilimenti industriali, “tanto che è stato fatto uno studio epidemiologico su Spinetta che si allarga ad un raggio di 3 chilometri e noi più meno ci rientriamo”. E poi il traffico veicolare: “52 viaggi al giorno di mezzi presunti di passaggio in paese, visto che qui non c’è circonvallazione”. Infine l’agricoltura: “qui ci sono molti prodotti, come ortaggi che rientrano anche tra quelli Dop, di origine protetta, come il cavolo di S. Giovanni. Come lo spieghiamo che saranno tutti prodotti da un terreno vicino ad una discarica di rifiuti?”.