Ilva, in 700 con il fiato sospeso. Ora tocca al governo
A Novi 681 dipendenti dell?ex Ilva sono con il fiato sospeso per l?annunciata decisione di Arcelor Mittal di stracciare l'accordo
NOVI LIGURE — A Novi Ligure 681 dipendenti dell’ex Ilva sono con il fiato sospeso per l’annunciata decisione di Arcelor Mittal di recedere dal contratto di acquisto degli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi. In pericolo ci sono circa 10 mila dipendenti diretti, 4 mila aziende dell’indotto e un valore calcolato in 24 miliardi di euro di Pil. Oggi il premier Giuseppe Conte dovrebbe incontrare i vertici della multinazionale.
A motivare la scelta di Arcelor Mittal, il pasticcio dello “scudo penale” per gli eventuali reati commessi durante l’attuazione del piano ambientale. Fu introdotto nel 2015 dal governo Renzi e abolito nel giugno 2019 dal decreto Crescita del primo governo Conte. A fronte delle proteste di Arcelor Mittal e del mondo produttivo e sindacale, l’immunità penale viene reintrodotta dal decreto Imprese del luglio 2019: la norma però non passa il vaglio della conversione nel Parlamento a maggioranza gialloverde. Conte prova a spiegare che l’articolo 51 del Codice penale – che stabilisce la non perseguibilità per chiunque adempia un dovere o un obbligo stabilito dalla legge – è sufficiente a garantire l’immunità dei vertici dell’azienda. E si arriva a oggi, con l’annuncio di Arcelor Mittal.
Il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli ha parlato di «un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale».
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità un ordine del giorno, primo firmatario Domenico Ravetti (Pd) che impegna la Giunta ad attivarsi con urgenza affinché il Governo nazionale convochi immediatamente i vertici di Arcelor Mittal per individuare le soluzioni possibili alternative. «La decisione dell’azienda, se confermata, assumerebbe un carattere molto grave anche per l’occupazione nella nostra regione», ha detto Ravetti.
Per Otello Marilli, segretario del Partito Democratico novese, «l’Ilva rappresenta la siderurgia italiana, non possiamo permettere che finisca. Il governo intervenga e scongiuri questo rischio. Ai ricatti non si deve cedere, ma senza grandi industrie e senza il lavoro degli operai non può esistere un grande Paese».