Sentirsi a casa, dalla Francia a Brusaschetto
Termina oggi il ciclo di interviste realizzato da Sara Caprioglio per il Parco del Po in vista di IT.A.CÀ Monferrato, che inizia proprio oggi!
Aspettando Itaca è un progetto nato su iniziativa del Parco Del Po e che è stato affidato a Sara Caprioglio, stagista all’interno della sede. In previsione del festival IT.A.CA’ Monferrato sul turismo responsabile, Sara ha intervistato persone di diversi impieghi e interessi con lo scopo di spiegare il significato della parola “Restanza”, tema principale del festival.
L’evento in cui si metteranno in mostra tutte le qualità e tradizioni del Monferrato, valorizzando anche la natura che lo circonda, si tiene dal 13 al 20 Ottobre 2019.
Il Festival inizia proprio oggi, questo è l’ultimo capitolo del ciclo di interviste.
Aspettando IT.A.CÀ – 10 Catherina Bernard
Catherina Bernard, dalla Francia a Brusaschetto, è una delle colonne portanti dell’associazione “il Picchio”. Compagna di vita di Pier Iviglia, con il quale il ciclo di interviste era iniziato in estate. Entrambi sono tra le anime del Festival.
D_Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando alla parola Monferrato? Perché?
R_La prima parola che mi viene in mente è “paesaggio”, in tutta la sua unicità e varietà. Ho la fortuna di vivere in un posto magnifico in cui posso vedere le montagne anche quando sono in collina. Inoltre non posso non ammirare la parte boschiva della mia zona, quella più selvaggia e priva di coltivazioni, che riesce ad affascinarmi con la sua biodiversità. Ci sono piante e fiori che non trovi da nessuna parte!
D_Ti trovi all’estero in un paese completamente diverso dal tuo territorio. Qual è la prima cosa che racconteresti a chi non lo ha mai visitato?
R_Per fortuna ho avuto l’occasione di portare i miei amici della Francia direttamente qui, senza dover raccontare troppe cose. I viaggi in bicicletta sono un modo ideale per esporre quello che è davvero il nostro territorio, respirando per bene la sua cultura e la sua storia. Un esempio perfetto che pertanto mi affascina come nessun altro, è il borgo di Cella Monte, particolare per la sua pietra da cantone. La storia antica della sua formazione geologica, ovvero di quando in queste zone c’era ancora il mare, ci fa pensare al lungo e lento passaggio dalla geologia all’arte, che riesce a formare solo con eventi naturali. Mi permetto anche di dire che Cella Monte riesce a sfruttare a meglio le sue risorse, in particolare quella visiva ed artistica.
D_Quale tra le tradizioni monferrine hai più a cuore e non cambieresti per nulla al mondo?
R_Sicuramente le specialità enogastronomiche rientrano tra gli elementi tradizionali più amati dai monferrini. Trovo di grandissima importanza la valorizzazione della storia di molti prodotti. Infatti il territorio ci offre la possibilità di conoscere la storia della bagna cauda, che trovo sia importantissimo riconoscere a livello locale ma anche raccontarla agli ospiti. In tal modo non si percepisce solamente il sapore di un piatto ma anche tutto ciò che ci sta dietro, e per tutto io intendo anni e anni di storie e tradizioni fino alle origini di questi piatti che non si trovano da nessuna parte. Mi dispiace però ammettere che ci sia un ritardo enorme a livello della conoscenza locale artigianale: molte usanze si sono perse senza essere state tramandate. Infatti apprezzo molto chi si impegna per farle riemergere nel proprio paese grazie alla passione e all’amore verso il proprio territorio. Un esempio di recupero delle tradizioni si trova alla Colma, che è riuscita a far riemergere la storia dei cavatori.
D_Considerando i pro e i contro, lasceresti mai il tuo territorio per un altro?
R_Il Monferrato è un luogo con tante potenzialità, così come gli altri territori. Essendomi trasferita qui da tanti anni ho formato dei legami affettivi ed amicizie importanti, per non parlare anche del lavoro. Trasferirsi ed abbandonare il proprio paese, che per me è la Francia, credo non sia facile per nessuno. Ma sono sempre rimasta colpita del territorio monferrino ed ora come ora non intendo lasciarlo. Insomma, qui mi sento a casa. Penso che un territorio lo si impara a conoscere grazie anche alle azioni che si compiono in esso come cittadini, e non solo come turisti. Il mio percorso d’integrazione mi ha assai soddisfatta!
D_Che cosa si dovrebbe fare per far apprezzare ancora di più il Monferrato?
R_Oltre alle zanzare che a parer mio sono un ostacolo notevole per il decollo del turismo e del benessere Monferrino, un argomento discutibile è la cura a livello architettonico dei paesi. Vagando e osservando per le strade del Monferrato, ho notato una certa incuria e disarmonia tra le abitazioni all’interno dei paesi. La perfezione è una caratteristica che non si può pretendere, ma il problema di fondo sta nella scarsa volontà e nello scarso sforzo di presentare un paese pulito ed organizzato esteticamente. Sono molto soddisfatta quando vengo a conoscenza di concorsi che mettono in competizione i vari paesi a livello di estetica, ma ciò non basta per dare maggiore armonia all’architettura. I comuni potrebbero mostrare un maggiore interesse e mettere un poco di ordine, mentre i cittadini potrebbero avere un senso di accoglienza maggiore che possa motivarli a fare del loro meglio. L’estetica a questo punto passa in secondo piano e diventa la conseguenza dello spirito accogliente.
D_Nella nostra zona ci sono parchi che si occupano della gestione di molte zone per preservare la loro naturalezza. Pensi che siano utili per la società monferrina?
R_Qualche anno fa la nostra associazione ha iniziato a collaborare insieme al parco. Abbiamo trovato subito una sintonia ed apertura incredibile ed abbiamo iniziato subito a collaborare. Ora grazie al Parco si diffonde la conoscenza di luoghi naturali che potevano essere distrutti per interessi, luoghi ricchi di flora e fauna che portano avanti l’ecosistema naturale delle nostre zone. E’ solo grazie alla conoscenza di una determinata cosa che si impara a rispettarla e a preservarla: questo è il compito del Parco, che si sta svolgendo con successo.
D_Preferiresti essere uno degli “attori” oppure “spettatori” di questo turismo responsabile?
R_Faccio parte di entrambe le categorie in quanto adoro godermi le cose, ma anche farle! La nostra organizzazione crea eventi con l’obiettivo di sensibilizzare e perfezionare il turismo, mantenendo il valore dell’accoglienza ma evitando il turismo di massa. Penso che questo aiuti la diffusione dei valori monferrini in modo responsabile, soprattutto rispettando l’autenticità di ogni prodotto. Questa parola ha un’importanza inestimabile per ciò che noi stiamo cercando, perché è lo strumento vincente con il quale si possono trasmettere conoscenze tradizionali.
D_Se ci fosse un nuovo sistema di economia più solidale e collaborativa, pensi che migliorerebbero le condizioni turistiche? Che cosa cambierebbe in particolare?
R_Etica e Valori. Questi sono i due elementi necessari di cui si devono appropriare gli operatori turistici, responsabili della presentazione del proprio territorio. Sono certa che nel nostro piccolo la soluzione sia formare i nuovi e giovani “presentatori di cultura” non solo a livello linguistico ma anche a livello di accoglienza e soprattutto conoscenza. Partendo dalle piccole collaborazioni è più facile arrivare a quelle più grandi.
D_Qual è la tua Itaca da raggiungere?
R_La mia Itaca da raggiungere è poter viaggiare trovando in ogni luogo un motivo per sentirmi a casa. Che sia una chiesa, una conoscenza, un momento particolare vissuto con emozioni forti ma che rimanga indelebile nei ricordi. Quando si viaggia non si deve cercare tutto il possibile per avere la soddisfazione di aver visto tutto: a volte basta incontrare persone che ti sappiano raccontare la loro storia e la storia del posto, anche senza dover necessariamente conoscere la loro lingua. La semplicità viene valorizzata, così some vengono trasmessi i valori del rispetto per gli altri, per la natura, per luoghi mai conosciuti. Quando viaggi cerchi un posto diverso che ti dia emozioni diverse. Itaca significa sentirsi a casa, ed è il valore che vogliamo trasmettere noi nel nostro territorio. Speriamo che il festival sappia raggiungere questo obiettivo.