Pernigotti, “crisi nata anche a causa delle nocciole turche”
L'accusa di Coldiretti: "Spezzare il circolo vizioso della delocalizzazione. Toksoz primi produttori mondiali di nocciole"
NOVI LIGURE – Il gruppo Toksoz è il più grande produttore mondiale di nocciole e nel 2018 l’import di nocciole dalla Turchia all’Italia è aumentato del 18 per cento, per un totale di 31 milioni di chili. Punta il dito contro la delocalizzazione selvaggia il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, commentando in una nota il fallimento della trattativa sulla Pernigotti.
«È il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione, che inizia con l’acquisizione di marchi storici del made in Italy, continua con lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento e si conclude con la chiusura degli stabilimenti con effetti sull’occupazione e sull’economia».
L’importazione di nocciole dalla Turchia in Italia, sottolinea Coldiretti, è aumentata del 18 per cento nel 2018 «nonostante i numerosi allarmi scattati per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene».
Secondo sempre Prandini, «dall’olio allo zucchero, fino al formaggio, è lunga la lista delle etichette storiche italiane svendute all’estero e utilizzate per veicolare sotto la bandiera tricolore produzioni ottenute fuori dai confini nazionali. L’Italia deve difendere il proprio patrimonio agroalimentare che ha portato in mani straniere tre marchi storici del made in Italy alimentare su quattro».
Da qui l’esigenza, conclude il presidente di Coldiretti, «di portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine su tutti quegli alimenti ancora “anonimi”, a partire da quelli trasformati, come nel caso delle nocciole utilizzate nell’industria dolciaria».