Toksoz, giù la maschera: serve chiarezza per i lavoratori
L'appello della politica per la vertenza Pernigotti. "Oramai non ci stupiamo più di nulla", commentano i dipendenti
NOVI LIGURE — «La proprietà turca getti la maschera e dica cosa vuole fare della Pernigotti». Lo chiede il capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro, dopo il doppio stop alle trattative con la cooperativa torinese Spes e l’imprenditore emiliano Giordano Emendatori. Per il deputato ovadese, «non è più sopportabile un balletto di avanti e indietro sulle strategie aziendali che impedisce all’azienda e ai lavoratori di avere un futuro certo».
Fornaro chiede che, alla riunione che si terrà il 2 ottobre al ministero dello Sviluppo economico, i fratelli Toksoz arrivino con «soluzioni che garantiscano la continuità produttiva nel rispetto dei diritti dei lavoratori», visto che non vogliono percorrere la «strada maestra», che rimane «la vendita della Pernigotti».
«C’è grande confusione sotto il cielo, si è detto tutto e il contrario di tutto. I dipendenti sono tornati al lavoro per il bene dell’azienda ma hanno una dignità e il diritto che si faccia finalmente chiarezza», commenta Luca Patelli, consigliere comunale dem e già portavoce degli operai della Pernigotti.
«Oramai non ci stupiamo più di nulla. È inutile commentare ed è prematuro fare pronostici», dice il rappresentante sindacale della fabbrica, Piero Frescucci (Uila-Uil). «Aspettiamo di fare il punto nella riunione al Mise». Intanto proseguono le lavorazioni dei prodotti per la campagna natalizia.
Ieri davanti ai cancelli della Pernigotti sono arrivati anche il sindaco Gian Paolo Cabella («È un questione tra soggetti privati, nella quale il Comune può fare ben poco, ha detto esprimendo disappunto per come si è evoluta la situazione e sottolineando che la priorità rimane la salvaguardia dei posti di lavoro) e il deputato di Forza Italia Roberto Bagnasco («Il nostro Paese non si può permettere di perdere realtà storiche come la Pernigotti», ha detto).