«Il Dolcetto invecchiato? Un vino fine ed elegante»
Esperti e giornalisti di settore promuovono le tre docg proposte a "Ovada incontra il Piemonte". Ma c'è il nodo della commercializzazione
CREMOLINO – Possono percorrere un tratto di strada comune Ovada, Dogliani e Diano d’Alba, le tre docg impegnate nel rilancio del Dolcetto? A questa domanda ha provato a dare una risposta la degustazione organizzata all’interno di “Ovada incontra il Piemonte”, la manifestazione andata in scena nel pomeriggio di sabato scorso nell’incantevole location di Casa Wallace, a Cremolino. Un viaggio “alla cieca” tra vini delle tre zone vocate e attraverso una gamma di annate comprese tra il 2017 e il 1998. Una vera e propria master class, organizzata dal Consorzio dell’Ovada docg e rivolta a esperti, giornalisti di settore ma anche appassionati e produttori. Sullo sfondo un prodotto, il vino, che come nessuno racconta la storia di un territorio. Tra i giornalisti redattori italiani ed esteri (Germania e Giappone), firme importanti di Slow Wine e la Cucina Italiana. A confermarlo le differenze tangibili, al gusto e all’olfatto, dei rossi provenienti dalle tre zone. Una vera sorpresa il terzo step della degustazione quando nei bicchieri sono stati versati vini imbottigliati da quasi vent’anni. «Il Dolcetto invecchiato? Un vino fine ed elegante», il commento diffuso pur con diversi apprezzamenti. Una considerazione che ha poi aperto la discussione sulle strategie da sviluppare in ottica commerciale. «A noi – ha spiegato Italo Danielli, presidente del Consorzio – interessa sradicare il mito della “pronta beva” che troppo facilmente viene affiancato al nostro vitigno. Poi sulle prospettive ci stiamo interrogando anche noi».