Da Sezzadio alla Tanzania: con Pole Pole un pozzo di solidarietà
L'acquese Riccardo Pronzato racconta la sua esperienza in Africa come volontario
PROVINCIA – “Una volta rientrato in Italia, ripensando a questa esperienza, per qualche giorno ho avuto l’impressione di aver vissuto come in un sogno. Fa un po’ effetto tornare di colpo alla vita quotidiana e alle comodità del mondo occidentale”, così Riccardo Pronzato, 26enne di Acqui Terme, ricercatore allo Iulm di Milano, descrive le prime sensazioni provate dopo il viaggio in Tanzania per conto della Onlus ‘Pole Pole’ (che in lingua swahili significa ‘piano piano’) di Sezzadio. Poco più di due settimane intense e ricche di emozioni, durante le quali, insieme alle due compagne di viaggio, Chiara e Matilde, ha inaugurato un pozzo, visitato scuole e distribuito abiti, giocattoli e medicine in diversi villaggi nei dintorni della capitale Dodoma.
La Tanzania è uno dei pochi Paesi dell’Africa centro-meridionale in cui da molto tempo vige una certa stabilità politica e sociale. Permane, però, la carenza di beni di prima necessità come acqua, energia elettrica e medicinali. L’economia nazionale dipende in gran parte da agricoltura ed allevamento, avere quindi facile accesso alle fonti d’acqua diventa fondamentale. “Il pozzo inaugurato a Bahi permetterà agli abitanti del villaggio di avere una seconda riserva permanente” spiega Riccardo. Il primo pozzo, infatti, è stato inaugurato dalla Onlus sezzadiese nel 2017.
Ad Hombolo, invece, Riccardo ha visitato una delle scuole costruite grazie ai fondi raccolti dall’associazione. “Abbiamo portato giocattoli ad oltre 1200 alunni. Non dimenticherò mai i sorrisi – racconta – e la felicità che ho visto negli occhi di quei bambini. È bastato qualche palloncino per farli impazzire di gioia”. ‘L’uomo bianco’, però, da quelle parti e soprattutto tra i più piccoli, desta ancora curiosità e una certa diffidenza. “Molti di loro non avevano mai visto prima un occidentale. Ricordo che quando abbiamo regalato un paio di scarpe ad un bimbo di otto anni, al momento di fargliele calzare, è scoppiato a piangere perché credeva che volessimo portargli via i sandali consumati che aveva ai piedi”. A fare da ‘Cicerone in loco’ a Riccardo, Chiara e Matilde, padre Onesimo Wissi, “che noi chiamavamo Baba. Una persona davvero unica. La sua presenza è stata fondamentale. Nei villaggi l’inglese non lo parla praticamente nessuno. Noi, d’altronde, sapevamo solo qualche parola di swahili”.
Ed è proprio su spinta di padre Onesimo che a Byawana e Hombolo sono state avviate anche due cantine vitivinicole, “che producono un vino rosso di ottima qualità. Abbiamo portato giù persino un torchio” commenta Gigi Calmini, insieme alla moglie Carla e all’amico Claudio Pretta, tra i fondatori di ‘Polepole’. “Il mio sogno resta l’ospedale viaggiante, un’ambulanza che abbia tutto il necessario per portare assistenza medica nei villaggi. Al momento, però, non possiamo permetterci un simile investimento. Tra i progetti in cantiere, nel frattempo, abbiamo un nuovo pozzo nel villaggio di Byawana”.
Troppo spesso “aiutiamoli a casa loro” è un concetto usato a sproposito da chi poi, in concreto, non fa poi nulla per metterlo in pratica. “Quasi tutti i villaggi che ho visitato non hanno accesso ai servizi fondamentali” sottolinea Riccardo, “acqua potabile ed elettricità restano beni di lusso per pochissimi. Per non parlare dei medicinali. Questa esperienza mi ha fatto capire una volta di più che ognuno di noi, nel suo piccolo, può davvero fare qualcosa per contribuire a migliorare la vita di queste persone”. L’associazione ‘Pole Pole’, da anni, fa proprio questo: portare acqua e istruzione nelle zone più povere della Tanzania. “Se penso di ripetere un giorno questa esperienza? Assolutamente sì”.