Basta grano. È arrivata l’era di ulivi e nocciole
Mercato, clima e politiche agricole cambiano le colture dell?Alessandrino
ALESSANDRIA – In principio fu la barbabietola da zucchero, poi arrivò il pomodoro e, infine, la nocciola. Negli ultimi anni è cambiato il panorama delle colture in provincia di Alessandria: colpa (o merito) prima di tutto del mercato, ma anche delle scelte politiche, dei cambiamenti climatici e, da ultimo, delle specie di animali infestanti che devastano campi e raccolti.
La pianura alessandrina è sempre stata considerata il ‘granaio’ del nord Italia, con colture intensive di ottima qualità. A questa coltivazione, che resta, insieme al mais, la più estesa in termini di ettari, è andata crescendo la vite, si è aggiunta negli anni la coricoltura, ossia la coltivazione della nocciola, quella tonda del Piemonte e anche l’ulivo.
«Se fino a poco tempo fa era impensabile vedere coltivazioni di ulivi in provincia, grazie ai cambiamenti climatici e alla ricerca, che ha reso più resistenti alcune specie, non è più così raro trovare piccole produzioni di olio anche nel Monferrato», spiega il presidente di Confagricoltura Luca Brondelli.