Emergenza pesche in Piemonte, Coldiretti invoca la crisi
Costi esorbitanti per i coltivatori
TORINO – Emergenza pesche in Piemonte. A lanciare il grido di allarme per un «meccanismo perverso che danneggia ulteriormente il mercato e favorisce solo l’industria di trasformazione» è Coldiretti Piemonte chiedendo lo stato di calamità per il settore.
La campagna di produzione piemontese delle pesche infatti è segnata da una pesante crisi di mercato: se per la remunerazione del prodotto di prima scelta le quotazioni sono ben al di sotto dei costi di produzione, la situazione è più grave per il prodotto destinato alle industrie di trasformazione «che pretendono addirittura venga loro regalato» spiegano da Coldiretti.
Nella nota diffusa da Coldiretti si dice che «l’industria è ben consapevole che la produzione non può essere lasciata in campo, per evitare da un lato l’abbandono del raccolto e delle normali pratiche di coltivazione, dall’altro poiché genererebbe pesanti decurtazioni nella produzione assicurabile per eventi calamitosi nella campagna di produzione successiva a sfavore delle aziende agricole».
Spiegano Roberto Moncalvo,Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale: «E’ quanto sta succedendo in questi giorni. I produttori piemontesi di pesche si stanno accollando i costi di produzione e di raccolta (da 0,40 a 0,46 €/Kg – fonte Agrion) per ‘regalare’ la frutta all’industria. Il comportamento delle realtà della trasformazione frutticola è pesantemente sleale, soprattutto perché il consumatore finale non ottiene alcun beneficio dalla diminuzione dei costi di produzione, come vorrebbero invece le dinamiche di mercato».
L’attuale meccanismo per Coldiretti è da cambiare urgentemente poichè legato al metodo assicurativo, il quale prevede che il produttore dimostri la produttività del proprio appezzamento con la media degli anni precedenti, a oggi dimostrabile soltanto con i documenti che attestano la commercializzazione della produzione.
Concludono da Coldiretti: «Più volte è stato segnalato al Ministero la difficoltà provocata dai meccanismi di calcolo della “media storica” e la necessità di superare questo meccanismo e i pericoli che ne conseguono per le imprese. Alla luce della grave situazione di crisi serve sicuramente un intervento della Regione nei confronti del Ministero per sburocratizzare anche queste procedure. In attesa delle soluzioni strutturali e burocratiche, Coldiretti Piemonte chiede con urgenza la dichiarazione dello stato di crisi da parte della Regione Piemonte sul comparto frutticolo, con l’applicazione di tutte le formule agevolative a favore del settore».