Undici parole per una vita. Dalla lotta contro la povertà e la ricerca del lavoro al carcere. Ma resta la speranza
Detenuto di origine albanese racconta la sua storia: dalla lotta per trovare un lavoro e avere una famiglia al disastro che lo ha portato in carcere. Ma rimane la speranza di ripartire.
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Undici parole
Onestà, Povertà, Sacrificio, Lavoro, Rispetto, Orgoglio, Buio, Sofferenza, Destino, Speranza, obbligo.
Eccomi qua, mi rivedo in undici parole che ognuno di noi, può incontrare nel cammino della vita.
Tutto ciò può sembrare strano, perché chi le scrive, è un detenuto, eppure sono proprio io il carcerato per disgrazia.
Onestà.
Lo sono sempre stato onesto e continuo a esserlo.
Povertà.
La realtà da dove provengo, come tutti gli stati balcanici.
Ho vissuto il cambiamento del regime, da comunista a quello democratico, nella mia piccola Albania. Per fortuna le cose in Albania vanno un po’ meglio.
Sacrificio.
È quello che hanno fatto i miei genitori, per potermi dare la migliore istruzione nella migliore scuola d’ Albania, mandandomi a studiare a 14 anni nella capitale, Tirana. Io sono di Elbasan e là mi sono forgiato.
Lavoro
Dopo gli studi a diciotto anni arrivo in Italia, al contrario della decisione dei miei genitori, in cui vedevano in me un laureato. Subito, senza perdere tempo, ho cercato e trovato lavoro. C’è un detto: “Chi cerca trova”.( Panettiere, manovale, camionista)
Rispetto.
Lavorando sodo ho imparato dei mestieri, finché, ho deciso di lavorare in proprio. Una piccola ditta edile. Avere certe qualità nel lavoro, la gente ti apprezza, ti rispetta. Cose che guadagni con il tempo e che mi sono meritato con il mio sudore.
Orgoglio
Con il mio lavoro ho fatto orgogliosa la mia famiglia e me stesso. Il lavoro andava benissimo, nonostante la crisi. La mia pastiglia giornaliera era la stanchezza e lo stress, non potevo farne a meno.
Buio.
Uno si chiede e si stupisce! Che è successo? Si sono spente le luci? Non puoi più a scrivere?
È proprio così. Un tragico momento ha travolto tutta la mia vita come un uragano.
Incidente stradale mortale, volevo essere morto anch’io.
Sofferenza.
Quanto dolore e sofferenza ho creato! Ho chiesto perdono e prego ogni giorno.
Destino
Mi sono fatto tante domande. Questa è l’unica parola che mi da conforto.
È vero, noi ce lo creiamo il destino, ma la cosa che mi tormenta è: Primo errore, primo sbaglio, un disastro totale, travolto tutto, catapultato in un’altra dimensione, dove ti vedi strano, molto strano, fuori luogo, in un ambiente dove non pensavi mai di trovarti, l’unica possibilità è l’adattamento. Non lo avevo cercato, ma ormai ci sono (carcere).
Speranza
Il nostro cammino ha tracciato la nostra vita.
Spero tanto in un domani, di ritornare a fare quello in cui sono bravo: Il mio lavoro. Credetemi! Sono veramente molto bravo a farlo. Anche in questo mi sono sempre dato da fare, scuola, corsi, lavoro. Perciò dopo il buio vedo la speranza, la luce in fondo al tunnel.
Obbligo
Niente è facile nella vita, almeno per me non lo è mai stato, ma la forza per non arrendersi e l’obbligo di insegnare ai nostri figli i diritti e i doveri della società, è l’unico filo che non si è spezzato, al quale mi sono aggrappato.
La mia forza è la mia famiglia nei confronti dei quali ho obblighi e doveri, verso di loro e verso la società.
Puntata 12