Un anno fa il crollo del ponte Morandi: tra le 43 vittime anche 3 alessandrini
Il dolore, la demolizione del "Brooklyn", il processo e, adesso, il futuro
GENOVA – Era il ponte di Brooklyn, il viadotto sul Polcevera, un pezzo di autostrada per i genovesi strada di casa. Per i “foresti” un bel ponte veloce per bypassare Genova. Come “Morandi” la maggior parte degli abitanti sotto la Lanterna, lo ha conosciuto tragicamente dopo che, alle 11,36 di un anno fa, è accaduto qualcosa immaginabile solo in un film.
Un 11 settembre genovese con cui abbiamo dovuto fare i conti sotto un diluvio che quasi allagava il capoluogo ligure e temporale che flagellava la città alla vigilia del giorno più mitico dell’anno per caldo, vacanze e momento in cui dimenticare i problemi. Dal 14 agosto 2018 non può essere più così. Lo impediscono i 43 sepolti dalle macerie (tre dell’Alessandrino – Alessandro Robotti, Giovanna Bottaro e Marta Danisi – ed un genovese che lavorava ad Alessandria) inghiottiti da un vuoto improvviso ed impensabile che nessuno sarebbe riuscito ad evitare.
Destino infame al quale è impossibile rassegnarsi, che ha cancellato la vita di chi transitava sul Brooklyn, Morandi o sul Polcevera come lo si voglia chiamare, per maledetta ed ingiusta fatalità in quel momento. Tranciato di netto per quasi un chilometro con taglio quasi chirurgico; crollo della pila 9 che non ha forse pari al mondo tanto da chiedersi se è un incubo. Una città spezzata in due, centinaia di sfollati, aziende che sotto quel ponte prosperavano ed hanno in gran parte chiuso.
È passato un anno e Genova resta sconvolta e sbigottita. Gli indagati a vario titolo sono 71, oltre a due società. Il ponte pare avesse problemi dalla costruzione denunciati dallo stesso progettista Morandi da cui prese nome; che struttura, stralli ed altri pezzi che abbiamo conosciuto post crollo fossero alla fine. I satelliti Nasa hanno rivelato che 7 mesi prima del crollo accusava oscillazioni di 9 centimetri. Oggi la commemorazione con parata di autorità ai massimi livelli, messa del cardinale Bagnasco. Ma soprattutto sia il silenzio, alle 11,36, un anno dopo, a farsi sentire.