Venezia 76: novità e anticipazioni
I film in concorso e le parole del direttore artistico Barbera
VENEZIA – Prestigiosi appuntamenti cinematografici, incontri con illustri esponenti internazionali dell’universo di celluloide, anteprime mondiali, retrospettive su classici e una vasta panoramica sulle cinematografie meno conosciute ed emergenti: la 76esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – in programma da mercoledì 28 agosto a sabato 7 settembre – si conferma una vetrina d’eccellenza, come sottolineato dal direttore artistico Alberto Barbera nel corso della conferenza stampa di presentazione, lo scorso 25 luglio.
«A nessun appuntamento festivaliero, che lo si ritenga un osservatorio privilegiato o di più modesto valore, si può chiedere di dare risposte a interrogativi assai complessi come quelli che riguardano il futuro del cinema prossimo venturo. Al massimo, si può pretendere che fornisca qualche esempio degli orientamenti diversi che ispirano la produzione cinematografica nelle varie parti del mondo. A osservare l’insieme dei film che abbiamo selezionato per questa edizione della Mostra, si distinguono alcune ricorrenze. La prima è l’ingente numero di film che affrontano, in maniera diversa, il problema della condizione femminile nelle società contemporanee. Non di film diretti da donne – che sono ancora, purtroppo, una percentuale esigua – ma ritratti di donne che anche quando sono realizzati da uomini, rivelano una sensibilità nuova e un’attenzione particolare all’universo muliebre, come raramente era successo in passato. L’altra ricorrenza interessante si rintraccia nei film che si dedicano alla ricostruzione minuziosa e documentata di accadimenti della storia recente o passata, con una chiara e precisa volontà di attualizzare eventi altrimenti destinati ad essere dimenticati o, peggio, deformati da cattivi esercizi di memoria orale. Agli spettatori della Mostra il piacere di individuare altre possibili ricorrenze, in un programma eclettico e articolato, che non trascura alcun continente cinematografico, e dove il numero degli esordienti e dei registi in attesa di affermazione supera ampiamente quello degli autori più noti e consacrati. Segno della volontà di riaffermare una vocazione al sostegno delle opere meno note, e di offrire visibilità a quel cinema che, dai margini in cui è confinato, si sforza di emergere e farsi conoscere».
Saranno molti e appetibili, quindi, i titoli in grado di stuzzicare la curiosità cinefila, a partire dal film d’apertura, La vérité di Kore-Eda Hirokazu, con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, passando attraverso l’anteprima di Ad Astra di James Gray con Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Liv Tyler e Donald Sutherland, per approdare a Wasp Network di Olivier Assayas, Marriage Story di Noah Baumbach, Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone, J’accuse di Roman Polanski (solo per citare alcune fra le opere in concorso).
La giovane attrice Alessandra Mastronardi (star de I Cesaroni ma anche, più di recente, della serie cult Netflix Master of None) sarà alla guida, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), delle cerimonie d’apertura e di chiusura della Mostra.
Di gran classe anche i due Leoni d’oro alla carriera che verranno attributi quest’anno: il primo a Pedro Almodóvar, il secondo a Julie Andrews. «Almodóvar non è solo il più grande e influente regista spagnolo dopo Buñuel, ma l’autore che è stato capace di offrire della Spagna post-franchista il ritratto più articolato, controverso e provocatorio», ha affermato il direttore Barbera. «I temi della trasgressione, del desiderio e dell’identità sono il terreno d’elezione dei suoi lavori, intrisi di corrosivo umorismo e ammantati di uno splendore visivo che conferisce inediti bagliori all’estetica camp e della pop-art a cui si rifà esplicitamente. […] Senza dimenticare che Almodóvar eccelle soprattutto nel dipingere ritratti femminili incredibilmente originali, in virtù della rara empatia che gli consente di rappresentarne la forza, la ricchezza emotiva e le inevitabili debolezze con un’autenticità rara e toccante».
Una lusinghiera motivazione, cui Almodóvar ha prontamente replicato: «Sono molto emozionato e onorato per il regalo di questo Leone d’oro. Ho bellissimi ricordi della Mostra di Venezia. Il mio debutto internazionale ha avuto luogo lì nel 1983 con L’indiscreto fascino del peccato. Era la prima volta che uno dei miei film viaggiava fuori dalla Spagna. È stato il mio battesimo internazionale ed è stata una meravigliosa esperienza, come lo è stata il mio ritorno con Donne sull’orlo di una crisi di nervi nel 1988. Questo Leone diventerà la mia mascotte, insieme ai due gatti con cui vivo. Grazie dal profondo del cuore per questo premio».
Per quanto riguarda Julie Andrews – la diva di Mary Poppins (1964), Tutti insieme appassionatamente (1965) e Victor Victoria (1982) – Alberto Barbera ha invece parlato di «personaggio iconico adorato da intere generazioni di spettatori» e sul sodalizio artistico e personale dell’attrice con il marito Blake Edwards, ha dichiarato di ricordarlo come «uno stupendo esempio di fedeltà umana e professionale a un affascinante progetto estetico capace di prevalere sull’esito commerciale dei singoli film. Il Leone d’oro è il riconoscimento doveroso di una carriera straordinaria che ha saputo ammirevolmente conciliare il successo popolare e le ambizioni artistiche senza mai scendere a facili compromessi».
Julie Andrews si è detta «molto onorata di essere stata scelta per il Leone d’oro alla carriera. La Mostra del Cinema di Venezia è da lungo tempo considerata uno dei più stimati festival internazionali. Ringrazio la Biennale per questo riconoscimento del mio lavoro, e sono impaziente di arrivare in quella meravigliosa città a settembre per un’occasione così speciale».
Altri due ospiti prestigiosi presenti a Venezia il prossimo settembre saranno il regista afro-americano Spike Lee e il direttore della fotografia Luca Bigazzi. Il primo presenzierà alla proiezione del film in prima mondiale American Skin del regista, attore, sceneggiatore e produttore statunitense Nate Parker (The Birth of a Nation – Il risveglio di un popolo), inserito nella sezione Sconfini; il secondo, noto per aver curato la fotografia di pellicole quali La grande bellezza, Così ridevano, Pane e tulipani, verrà premiato con il Campari Passion for Film. Il premio, istituito lo scorso anno, si propone di valorizzare lo straordinario contributo che i collaboratori più stretti del regista offrono al compimento del progetto artistico rappresentato da ciascun film. Solo occasionalmente, direttori della fotografia, montatori, compositori, scenografi e costumisti vedono adeguatamente riconosciuto il loro apporto, spesso determinante ai fini della qualità del risultato finale. Passion for Film premia a turno una di queste figure (l’anno scorso il premio era stato attribuito al montatore statunitense Bob Murawski), non semplici artigiani ma artisti e co-autori delle opere a cui offrono il contributo del loro insostituibile talento.
La consegna del premio a Luca Bigazzi avrà luogo domenica 1° settembre alle ore 16.30 in Sala Grande (Palazzo del Cinema), prima della proiezione Fuori Concorso, in prima mondiale, del suo nuovo lavoro, la serie The New Pope di Paolo Sorrentino (episodi 2 e 7) con Jude Law, John Malkovich, Silvio Orlando, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, prodotta da Sky con Hbo, Canal+, realizzata da Wildside e distribuita nel mondo da Fremantle.
«Il cinema italiano, dalla seconda metà degli anni Ottanta a oggi, è legato in larga misura allo straordinario lavoro di Luca Bigazzi», ha sottolineato Alberto Barbera. «Con un approccio personale e controcorrente, Bigazzi ha rivoluzionato il modo di intendere il lavoro del direttore della fotografia: poco tempo dedicato a posizionare le luci, utilizzo creativo e geniale delle sorgenti luminose naturali, da sempre incollato alla cinepresa per individuare la migliore inquadratura possibile e i più congeniali movimenti di macchina. […] L’estrema versatilità, che gli consente di lavorare con registi molto diversi l’uno dall’altro – e apparentemente opposti al suo modo di intendere l’approccio al cinema (come nel caso del sorprendente sodalizio con Sorrentino) -, si coniuga perfettamente con le doti di velocità, precisione, sprezzo delle regole consolidate, predisposizione ad adattarsi a ogni tipo di budget, che lo hanno imposto su tutti come il miglior direttore della fotografia italiano degli ultimi trent’anni».
Infine, tra le molteplici iniziative veneziane, è da segnalare Venezia Classici, la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata da Alberto Barbera con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, Venezia Classici presenta inoltre una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. La Giuria – presieduta dalla regista Costanza Quatriglio (Sembra mio figlio, Terramatta, Con il fiato sospeso) – è composta da ventidue studenti, ognuno indicato dai docenti dei diversi corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari.
Tra i restauri di Venezia Classici, sarà possibile rivedere Lo sceicco bianco di Federico Fellini, che ebbe la première alla Mostra di Venezia del 1952, oggi presentato in vista del centenario della nascita del regista nel 2020; il Bernardo Bertolucci di La commare secca, esordio del regista alla Mostra del 1962, e Strategia del ragno, presentato alla Mostra del 1970; lo stupefacente esordio di Giuliano Montaldo, Tiro al piccione, che ebbe la sua prima alla Mostra del 1961; New York, New York (1977) di Martin Scorsese, in una nuova copia 35mm appositamente stampata per la Mostra in occasione del centesimo anniversario della United Artists.
Nella selezione di documentari sul cinema e sui suoi autori verrà presentato anche 800 Mal Einsam – Ein Tag Mit Dem Filmemacher Edgar Reitz (800 Times Lonely – One day with German filmmaker Edgar Reitz, in cui la regista Anna Hepp accompagna per un giorno Edgar Reitz, autore della celeberrima trilogia di Heimat, attraverso la sua vita quotidiana e il suo lavoro artistico.
Qui potete vedere l’elenco completo dei film in concorso.