Rimpatrio volontario migranti, il Piemonte firma un progetto sperimentale
Coinvolti il Ministero dell'Interno e di tutte le prefetture della regione
TORINO – “Il tema dell’immigrazione è prioritario per la nostra regione e oggi abbiamo avviato un progetto che ci permetterà di incentivare il rimpatrio dei migranti presenti in Piemonte”: parole del presidente della Regione, Alberto Cirio, che ha siglato un protocollo insieme al sottosegretario del Ministero agli Interni, Nicola Molteni, al capo Dipartimento per Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e ai prefetti piemontesi.
Il documento sancisce un modello innovativo di intervento a regia regionale: Palazzo Lascaris, infatti, coordinerà un Tavolo di concertazione territoriale per incentivare i rimpatri volontari dei migranti presenti in Piemonte, attraverso progetti che ne consentano il concreto reinserimento nel tessuto sociale e produttivo dei Paesi di origine. Il sostegno economico, infatti, non sarà assegnato al singolo individuo, ma per sostenere l’avvio di una attività lavorativa.
Il Piemonte è la seconda regione, dopo il Friuli Venezia Giulia, a sottoscrivere questo tipo di sperimentazione, che sarà finanziata per il 50% con risorse europee (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione – Fami) e per il 50% dal Ministero degli Interni.
“È importante, come nel caso dell’ex Moi, sgomberare le occupazioni abusive, ma allo stesso tempo servono misure concrete per gestire la situazione anche dopo, altrimenti si rischia solo di spostare il problema da un posto all’altro – sostiene Cirio – Questo progetto è una sperimentazione importante, perché non dà un sussidio economico fine a se stesso, ma crea le condizioni perché un migrante possa tornare a casa e poi avere realmente le opportunità per restarci. Diciamo spesso ‘aiutiamoli a casa loro’, ma poi non lo facciamo. Questa volta, invece, alle parole seguono i fatti, anche attraverso le risorse di quell’Europa che troppo spesso ha lasciato solo il nostro Paese nel gestire un problema che, però, non è solo italiano. Il Piemonte è una terra solidale, ma la solidarietà deve sempre andare di pari passo con la legalità”.