Studio dei medici Origo e Catena su una rivista specialistica
Fratture sovracondiloidee omerali del bambino e rischio di lesione del nervo ulnare: cosa cambia?
ALESSANDRIA – Una revisione della letteratura mondiale sul rischio di ledere il nervo ulnare al gomito durante le procedure di trattamento delle fratture sovracondiloidee omerali: è questo lo studio che ha recentemente arricchito l’attività scientifica della struttura di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera.
Lo studio Risk of ulnar nerve injury during cross-pinning in supine and prone position for supracondylar humeral fractures in children: a recent literature review, condotto da Carlo Origo e Nunzio Catena, rispettivamente direttore e dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, in collaborazione con alcuni colleghi dell’Ospedale San Raffaele di Milano e dell’Istituto Gaslini di Genova, è stato infatti pubblicato sulla rivista European Journal of Orthopedic Surgery & Traumatology.
Le fratture sovracondiloidee dell’omero sono la più comune lesione scheletrica del gomito in età infantile, soprattutto tra i 5 e i 7 anni, causata nel 98% dei casi da un trauma accidentale per caduta dall’alto come dal letto per i più piccoli, da attrezzature presenti nei parco giochi oppure durante l’attività sportiva. Il trattamento di queste fratture, quando scomposte, consiste in un intervento chirurgico di riallineamento ed osteosintesi, ovvero l’inserimento di fili metallici che tengono la frattura in posizione anatomica per il tempo necessario alla guarigione. Esistono due tecniche di osteosintesi a seconda che l’inserimento dei fili avvenga solo dal versante laterale del gomito oppure incrociato, con un filo da laterale e uno da mediale. La scelta di quest’ultima tecnica permette una sintesi più stabile, tuttavia espone al rischio di ledere il nervo ulnare che al gomito presenta una disposizione anatomica molto vicina al punto di introduzione dei fili metallici: da qui l’idea di procedere a una revisione degli studi presenti in letteratura, con particolare attenzione al posizionamento del bambino sul letto operatorio.
Il presupposto dello studio è infatti che con il paziente in posizione prona il nervo ulnare si allontani dal punto di introduzione del chiodo metallico, permettendo così una manovra meno rischiosa di possibili lesioni da parte dell’operatore rispetto a quella effettuata in posizione supina. Dopo una prima fase di ricerca sui principali database specifici, il team di medici ha identificato 28 articoli corrispondenti ai criteri di inclusione, procedendo così all’analisi dei dati relativi a 2.147 pazienti. I bambini individuati sono stati suddivisi in due gruppi in relazione alla posizione supina o prona assunta sul lettino operatorio durante l’intervento.
Carlo Origo e Nunzio Catena, in qualità rispettivamente di redattore e di coordinatore del progetto, hanno inoltre collaborato alla stesura delle Linee Guida della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica sul trattamento chirurgico delle fratture sovracondiloidee omerali nel bambino pubblicate sul Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia. Un documento che, permettendo un approccio uniforme alla materia e basato sull’evidenza scientifica, così come la revisione della letteratura mondiale, si trova perfettamente in linea con la mission di costante incremento della ricerca scientifica dell’Infrastruttura Ricerca, Formazione, Innovazione Ao Al, il cui responsabile è Antonio Maconi.