Sperimentazione 5G: si teme per l’elettrosmog
In provincia otto Comuni testeranno la rete di nuova generazione, ma nessuno sembra entusiasta di farlo
ALESSANDRIA – Il nuovo spaventa a prescindere? Forse. O forse è la mancanza di chiarezza ad alimentare l’incertezza che instilla dubbi sui rischi per la salute. L’ultimo caso è quello della rivolta dei sindaci contro il 5G, la rete di nuova generazione che andrà a superare l’attuale 4G Lte (acronimo di Long term evolution). La banda ultra larga che dovrebbe soppiantare, in futuro, anche le attuali connessioni in fibra e che velocizzerà – si ipotizza 20 volte tanto – le comunicazioni digitali per pc, tablet e smartphone.
In Italia sono 120 i comuni che rientrano nella sperimentazione, che sarà lunga perché ci vorranno anni prima che la quinta generazione mandi in pensione la quarta. In provincia saranno otto quelli che testeranno la nuova tecnologia ma nessuno, per parlar chiaro, sembra entusiasta di farlo. L’ultima protesta arriva da Laura Bruna, sindaco di Ricaldone. Con una ordinanza sospende la sperimentazione. I motivi? “La mancanza di chiarezza”. E poi “manca qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Solonghello Claudio Deandrea, mentre tra le giunte che sarebbero intenzionate a percorrere la strada imboccata da Ricaldone ci sarebbe anche la vicina Prasco e il centro casalese di Pontestura. Nel Tortonese, proteste sono partite da Avolasca (Val Grue), Montemarzino (Val Curone) e Villaromagnano (Valle Ossona). I sindaci dei primi due comuni hanno emesso l’ordinanza di rito.
Il freno è dunque rappresentato dalla paura per l’elettrosmog. Ma cosa cambierà rispetto al passato? L’ingegner Daniele Trinchero, docente di campi elettromagnetici al Politecnico di Torino, sottolinea che, per ora, “tutto questo succede su campi che sono gli stessi ai quali siamo esposti oggi”. In sintesi, “riduce il valore del picco”. Più avanti si vedrà.