Rapina in Posta, preso il bandito
ALESSANDRIA – Gli uomini della Squadra mobile della Questura alessandrina hanno identificato e sottoposto a fermo l’uomo che l’11 luglio ha rapinato l’ufficio postale di via Verona, ad Alessandria.
E’ Giuseppe Garofalo, 47 anni, da poco tempo abita ad Alessandria, in centro, con la moglie. I poliziotti lo hanno ‘raggiunto’ a Toirano, in provincia di Savona, a casa del padre.
Determinante il gioco di squadra di Mobile, sezione Volanti e Polizia Scientifica della Questura. Lo sottolinea con orgoglio Marco Poggi che ha diretto il pool di investigatori. Tutto è stato importante per arrivare a quel nome: un sopralluogo accurato subito dopo la rapina all’ufficio postale, l’attenta visione delle immagini delle telecamere dell’area colpita e di tutto il centro, la prontezza degli agenti delle Volanti nel riconoscere il volto impresso in una foto durante un intervento, e un piccolo tratto di impronta lasciato dal bandito mentre rovistava tra i cassetti.
Il colpo
L’11 luglio, verso le 13, un bandito solitario si presenta nell’ufficio postale, pistola in pugno, e chiede il denaro. Direttrice e impiegata non possono aprire le casse, sono a tempo. Lui si arrabbia, minaccia di sparare. Si scoprirà poi che la pistola non è un giocattolo. Poi arraffa quello che può, circa trecento euro, e scappa.
A quel punto scatta l’indagine. La Scientifica effettua il sopralluogo, accurato, che si rivela fondamentale. Intanto gli investigatori osservano le immagini di tutte le telecamere e cercano il percorso del bandito. Lo trovano, e seguendo le immagini. Vedono che, una volta fuori dall’ufficio postale, si spoglia strada facendo. Lascia la felpa, i pantaloni, il berretto militare, la calza indossata per mascherarsi, e così via fino a quando una foto lo immortala sotto casa in pantaloncini e maglietta.
Bene. Ora i poliziotti hanno il volto del rapinatore. Ma non sanno chi è, l’uomo è in città da poco.
Poi la svolta. In centro qualcuno richiede l’intervento delle Volanti: c’è un litigio in atto. Quando gli agenti arrivano parlano con la donna, gli agenti notano una foto e la somiglianza con il ricercato è forte. Chiamano i colleghi della Mobile. Quando l’intervento si conclude sanno che quello è l’uomo che cercano. La moglie, che nonostante il dispiacere mostra un alto senso civico, non intralcia i poliziotti. E in un secondo intervento consegna una cartuccia calibro 32 trovata in un cassetto. Della pistola usata per il colpo, un revolver, al momento non c’è traccia.
Il piccolo frammento di impronta, poi, inchioda l’uomo alle sue responsabilità, peraltro informalmente ammesse.
Il Gip di Savona ha convalidato il fermo, il 47enne ora è in carcere ad Impera.
Le indagini sono ancora in corso. La Mobile sta verificando altri colpi, del 2018, che potrebbero avere la stessa firma. Garofalo ha scontato diversi anni di carcere: 25 le rapine messe a segno nel tempo.