Riccardo Calvo: Il tempo in Monferrato non è mai perso
Prosegue il ciclo di interviste realizzato da Sara Caprioglio per il Parco del Po in vista di IT.A.CÀ Monferrato
Aspettando Itaca è un progetto nato su iniziativa del Parco Del Po e che è stato affidato a Sara Caprioglio, stagista all’interno della sede. In previsione del festival IT.A.CA’ Monferrato sul turismo responsabile, Sara ha intervistato persone di diversi impieghi e interessi con lo scopo di spiegare il significato della parola “Restanza”, tema principale del festival.
L’evento in cui si metteranno in mostra tutte le qualità e tradizioni del Monferrato, valorizzando anche la natura che lo circonda, si terrà dal 13 al 20 Ottobre 2019.
In previsione dell’appuntamento il Parco prova a trasmettere i giusti valori del territorio…
Aspettando IT.A.CÀ – 02 Riccardo Calvo
Portare un po’ di tradizione nelle scuole non è una cattiva mossa per Calvo, dirigente scolastico ormai da 12 anni. Riccardo si interessa di politica ed è molto legato alla cultura contadina del suo territorio. Da 10 anni è il preside dell’istituto Balbo di Casale Monferrato, sua città natale. Il suo obbiettivo? Portare i suoi giovani studenti alla consapevolezza della cultura monferrina.
D_Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando alla parola Monferrato?
R_Il Monferrato è sempre stato la mia casa, infatti amo studiare la sua storia e le sue origini. Mi vengono in mente i castelli e le antiche tradizioni, anche se l’attualità è un grande punto di forza: la grande offerta di prodotti che ci offre il territorio, soprattutto enogastronomici. Nonostante dagli anni 60/70 ci sia stata un’età ricca di sviluppi e progressi, non bisogna mai dimenticare la grande tragedia di cui dobbiamo fare memoria, l’Eternit.
D_Considerando i pro e i contro, lasceresti mai il tuo territorio per un altro?
R_Sono sempre stato coinvolto nella vita politica e sociale fin dalla giovinezza, perciò non ho mai pensato di trasferirmi da qualche altra parte. Non ho pregiudizi per chi ha seguito una strada diversa: tutto riguarda dalle proprie scelte, dalle opportunità offerte e dalle condizioni famigliari.
D_Che cosa si dovrebbe fare per far apprezzare ancora di più il Monferrato?
R_Un fattore negativo al giorno d’oggi è la mancata consapevolezza del territorio da parte dei giovani: ciò non vuol dire che essi debbano essere obbligati a restarci, ma che abbiano coscienza delle tradizioni e della memoria del posto a cui appartengono. Per questo motivo ritengo utile una dimensione formazione educativa che dia le basi della restanza vera, e non necessaria, di chi sa che c’è qualcosa da mantenere.
D_Nella nostra zona ci sono parchi che si occupano della gestione di molte zone per preservare la loro naturalezza. Pensi che siano utili per la società monferrina?
R_Fin da piccolo ho sempre avuto una grande passione per la natura grazie all’esperienza contadina. Per questo ritengo che il lavoro dei parchi sia essenziale per preservare quella biodiversità che per pochi rappresenta qualcosa. Questo perché i monferrini danno per scontato che ci sia una natura vasta, abbondante ed incontaminata. Questa realtà però è man mano sempre più urbanizzata e edificata dall’uomo, da chiedere quasi aiuto: in soccorso ci sono proprio i parchi fluviali. Però tra noi c’è anche la concezione di una natura come “maledizione” in quanto non è controllata per via delle zanzare, dei cinghiali e caprioli infestanti. Ciò che sembra un pregio alla fine si trasforma in un difetto a causa dell’uomo, che non riesce a valorizzare quelle che sono le ricchezze naturali: non si tratta solo di una concezione mentale ma di cambiare le cose sul campo.
D_Se ci fosse un nuovo sistema di economia più solidale e collaborativa, pensi che migliorerebbero le condizioni turistiche? Che cosa cambierebbe in particolare?
R_In ambito turistico, noi del Monferrato siamo in alto mare. Ci sono molte cose da migliorare e la prima è chiedere alla Regione Piemonte di fare una sola ATL (Agenzia Tuiristica Locale) che comprenda i territori del Monferrato unito a quello delle Langhe, Roero e l’Alessandrino. A questo punto, a trainarci dovrà essere una figura competente capace di risolvere i problemi più significativi come le zanzare. Questi piccoli insetti provocano un calo economico notevole se li uniamo alla mancanza di promozione turistica. Alcune soluzioni potrebbero essere intraprese dalla dall’assessorato dell’agricoltura (regione piemonte), costringendo ad una coltivazione di riso non in asciutta, togliendo e mettendo l’acqua. Deve quindi esserci un’economia sostenuta da investimenti di tipo promozionale ma legandosi alle Langhe. Noi che ci abitiamo siamo rassegnati, ma non vuol dire vivere serenamente: bisognerebbe battersi.
D_Preferiresti essere uno degli “attori” oppure “spettatori” di questo turismo responsabile?
R_Il tempo passato nel Monferrato non è mai tempo perso e mi godo ogni giorno questo spettacolo. Per ciò che riesco, anche io cerco di fare qualcosa per valorizzare il mio territorio e per farlo uso lo strumento più efficace che ho: la scuola. L’obbiettivo è renderla un posto in cui le persone percepiscono il senso del risparmio e della salvaguardia all’ambiente con formazioni riguardo all’utilizzo della plastica e la raccolta differenziata.
D_Qual è la tua Itaca da raggiungere?
R_La mia Itaca da raggiungere è questa, perciò mi sono posto degli obbiettivi tra cui una trasformazione dei corpi luminosi: con le nuove tecnologie si potrebbe arrivare allo spegnimento di essi nel momento in cui vi è un coefficiente di luce sufficiente. Questi metodi oltre ad essere utili, sono anche economici: qui è dove voglio arrivare. La prima cosa da cambiare però sarà la mentalità delle persone. Ognuno dovrà condividere le proprie conoscenze per una maggiore responsabilizzazione: l’inconsapevolezza e mancanza di interiorizzazione dei concetti è molto più grave della pigrizia. Altro aspetto da migliorare è il rapporto con la natura: fin da piccoli i bambini devono essere a contatto con giardini e orti nelle scuole con dei piccoli laboratori. Ma ormai è molto difficile tornare indietro con queste abitudini in quanto è cresciuta l’ostilità nei confronti della cultura contadina e della conoscenza naturale: sono considerate cose ormai antiche.