“Essere sieropositivi non è una vergogna”
"Nel reparto delle Malattie infettive la discriminazione non esiste"
ALESSANDRIA – «Ho scoperto di essere sieropositivo nel 2007. E da anni sono seguito dal reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Alessandria: posso garantire che, lì dentro, la parola discriminazione non esiste»: Roberto Natan Robotti, 63 anni, ha aspettato qualche giorno per raccontare la propria storia. Poi non ce l’ha più fatta.
E il motivo lo spiega lui stesso: «Purtroppo, tutto quanto accaduto nel corso dell’ultima settimana ha finito per mettere all’indice una struttura e dei medici che ogni giorno si spendono per noi». Robotti è un fiume in piena: «Mi scuso per lo sfogo, ma ho letto parecchie cose inesatte. Addirittura, qualcuno ha parlato di ‘schedature’: è un delirio e non lo ammetto, perché è proprio la gente falsamente liberale che fa dell’omosessuale uno schedato».
Qual è la sua esperienza personale alle Malattie infettive del ‘Santi Antonio e Biagio? «La discriminazione non sanno cos’è, perché è un controsenso. Quei professionisti lavorano ogni giorno con categorie che sono tutelate non solo dalla privacy, ma anche legalmente: e non parlo solo di omosessuali o tossici, ma di una quantità enorme di donne eterosessuali infettate a loro insaputa dai mariti».