Pier Iviglia, anima del Picchio
Inizia un ciclo di interviste realizzato da Sara Caprioglio per il Parco del Po in vista di IT.A.CÀ Monferrato
Aspettando Itaca è un progetto nato su iniziativa del Parco Del Po e che è stato affidato a Sara Caprioglio, stagista all’interno della sede. In previsione del festival IT.A.CA’ Monferrato sul turismo responsabile, Sara ha intervistato persone di diversi impieghi e interessi con lo scopo di spiegare il significato della parola “Restanza”, tema principale del festival.
L’evento in cui si metteranno in mostra tutte le qualità e tradizioni del Monferrato, valorizzando anche la natura che lo circonda, si terrà dal 13 al 20 Ottobre 2019.
In previsione dell’appuntamento il Parco prova a trasmettere i giusti valori del territorio…
Aspettando IT.A.CÀ – 01 Pier Iviglia
Il nostro intervistato di oggi è Pier Iviglia dell’associazione Il Picchio. Nato come un piccolo giornale con sede a Camino, il Picchio è frutto dell’unione di alcuni amici con l’obbiettivo di tutelare e valorizzare il territorio caminese. Pier rappresenta ormai da tre anni la sua piccola grande organizzazione partecipando attivamente al festival IT.A.CA e collaborando con il suo organizzatore Max Biglia.
D_Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando alla parola Monferrato? Perchè?
R_Per me, Il Monferrato è un comprensorio territoriale ed umano. La natura fondamentalmente costituisce gran parte della bellezza qualitativa del territorio: la fascia collinare prospicente alla pianura con le sue risaie e delimitata dal Po. Dal punto di vista umano, il Monferrato comprende paesi che grazie al fiume trovano un’unione culturale: da tempo le tradizioni nei vari territori trovano modo di diffondersi, diventando così un insieme unico di caratteri culturali e storici. Tutto questo grazie al fiume che nonostante divida colline e pianure, crea una rete di intimità e di scambio. Trovo però che sia un peccato che questa rete non si diffonda anche nei paesi esterni in modo che si espanda la nostra cultura.
D_Ti trovi all’estero in un paese completamente diverso dal tuo territorio. Qual è la prima cosa che racconteresti a chi non lo ha mai visitato?
R_Sono sempre entusiasta di comunicare all’estero, quando ne ho l’occasione, alcuni dei caratteri di bellezza monferrina. Mostro orgogliosamente le potenzialità naturali della nostra zona che non comprende solo vigneti e risaie, bensì tantissime varietà di fauna e flora. Una natura ricca di ecosostenibilità grazie alla gestione dei parchi e dei privati che contribuiscono al mantenimento di una natura tipica. In particolare sono fiero dei lavori svolti dal Parco Fluviale del Po, che ha migliorato le condizioni del fiume dopo un periodo disastrato. Ritengo di estrema importanza il valore del preservare qualcosa, mantenere vivo e curare una zona così fondamentale per il Monferrato senza cambiarla in modo stravagante o rovinarla. In più vi è l’opportunità di studiare fenomeni naturali da parte dei curiosi (oltre ai responsabili).
D_Quale tra le tradizioni Monferrine hai più a cuore e non cambieresti per nulla al mondo?
R_Per me le feste popolari compongono una parte valorosa della cultura monferrina. Ma mentre in Sardegna le ragazze indossano le vesti tipiche durante le celebrazioni con accompagnamenti musicali, nel Monferrato ci si limita alle grandi mangiate, perdendo gran parte dell’armonia di un tempo. Possiamo però mettere la tradizione e l’innovazione una di fianco all’altra: creare un turismo intelligente potrebbe istruire i giovani con l’insegnamento delle usanze passate, esponendole in seguito non solo ai cittadini, ma anche ai turisti. È importante valorizzare agli occhi degli altri queste nostre usanze uniche. Peccato però che non tutti si interessino ad essere gli “attori” del turismo e non siano curiosi di godersi lo “spettacolo”. Ci vuole quindi una riorganizzazione delle feste patronali nelle quali tutti possano toccare con mano i soggetti culturali: stage, piccoli corsi, insegnamenti da parte dei più esperti verso i più giovani. Ogni visitatore deve essere coinvolto in serate a tema o tour di agriturismi alla scoperta della vasta enogastronomia monferrina. Quest’ultima preserva soggetti d’alto livello che possono essere dal tartufo al miele fino ai vini: scoprendo le loro origini artigianali si arricchisce ancor di più l’interesse di tutti. Insomma, l’osservazione non basta mai: ci vuole di più.
D_Cosa si dovrebbe fare per far apprezzare ancora di più il Monferrato?
R_Il Monferrato, ormai lo abbiamo capito, ha bisogno di uno sviluppo turistico per essere più responsabile. Un esempio che propongo di valutare è l’eccesso di natura non controllata il cui problema è già stato risolto in altri stati: le zanzare. Durante gli eventi bisogna dare pieno benessere in ogni campo, anche se si tratta di fare una piccola modifica in ambito naturalistico. Un utilizzo consapevole delle nuove infrastrutture potrebbe aumentare le iniziative attivando così il paese, aumentando il lavoro dei giovani e trasformandoli in ottime guide. Si svilupperebbe una preparazione più completa nell’accoglienza dei nostri ospiti: ormai lo studio delle lingue ha assunto una tale importanza da essere necessario per portare avanti l’economia, offrendo occasioni ai ragazzi. Il turismo diventerebbe un fattore quotidiano. Ma perché noi siamo indietro rispetto ad altre città? Le problematiche riscontrate trovano la loro origine dalla mancata collettività nella gestione dei processi, come se tutti fossero chiusi nella loro nicchia. Deve fruire la volontà di fare, porsi difficili obbiettivi da realizzare bene ma a lungo termine per favorire la collaborazione degli enti, per poi valutare i risultati. Ci vogliono le cose fatte in grande, perché l’unione fa la forza e la forza rende invincibili.
D_Preferisci essere “attore” o “spettatore” di questo turismo responsabile?
R_Io la passione ce l’ho ancora, spesso però mi sento stanco: vorrei anche io “godermi lo spettacolo” del mio territorio senza necessariamente dover viaggiare lontano per rilassarmi. Non è strano perciò diventare turisti del proprio paese in quanto vale la pena per tutti viverlo. Un luogo minimalista in cui si vive bene e in pace, da cui non andrei via rinunciando alla pace in cui mi trovo e alle amate passeggiate serali nei boschi.
D_Qual è la tua Itaca da raggiungere?
R_La mia Itaca è riuscire ad avere un territorio con vita semplice, leggero, dove ci si possa rilassare e contemporaneamente ricevere piccole dosi di cultura monferrina; un paese sostenibile a livello ambientale ed equilibrato.