Pernigotti, corsa contro il tempo per ripartire con la produzione
L'azienda sarebbe pronta a riprendere la produzione per salvare la stagione invernale. Vicina la cessione del comparto gelateria
ROMA — I lavoratori della Pernigotti escono dal vertice al ministero dello Sviluppo economico – che si è concluso da pochi minuti – con un misto di speranze e incertezza. «Entro fine mese potrebbero tornare tutti al lavoro, anche gli interinali, per riprendere la produzione a marchio Pernigotti», spiega Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil che ha partecipato all’incontro al Mise. L’azienda avrebbe infatti procurato le materie prime per riprendere la produzione e non perdere la stagione invernale. Si tratterebbe però solo di una fase transitoria, perché «dopo qualche mese sarebbe pronta a subentrare la cooperativa Spes di Torino», che da tempo si è dichiarata interessata al business di Pernigotti, riferisce ancora Crocco. Visti i precedenti, i sindacati sono scettici: «Per ora non c’è nulla di definito, ci sarà un incontro la settimana prossima». C’è pure un’altra soluzione sul tavolo, definita «molto interessante» dai sindacati, che porterebbe alla ricollocazione di una cinquantina di lavoratori.
«L’incontro di oggi al Mise non ha dato prospettive certe alla reindustrializzazione», afferma però il segretario nazionale della Fai-Cisl Roberto Benaglia. «Ci sono state presentate ipotesi di piani industriali che possono costituire una valida soluzione per il futuro e per l’occupazione – prosegue Benaglia – Tuttavia queste ipotesi richiedono tempo e siamo già alla partenza della stagione produttiva per la campagna natalizia. Occorre accelerare la trattativa per l’ingresso di nuovi solidi partner industriali».
Pietro Pellegrini, segretario nazionale della Uila-Uil, giudica «positivo il lavoro svolto in questi mesi dall’advisor». «Avremmo preferito come soluzione finale la cessione del marchio – dice – Ma le offerte presentate dall’advisor ci sembrano positive e improntate a una particolare attenzione alla salvaguardia dell’occupazione. Il tempo però non è dalla nostra parte. Auspichiamo quindi che la reindustrializzazione del sito avvenga in tempi rapidi perché abbiamo bisogno di chiudere presto per salvare la campagna natalizia 2019».
Il capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro, presente al tavolo di crisi, parla di una «situazione di assoluta mancanza di certezze sul futuro dei lavoratori». A oggi infatti «non c’è nessun accordo (anche preliminare) con i soggetti interessati alla reindustrializzazione del sito di Novi e la direzione di Pernigotti ha annunciato di voler garantire comunque la continuità della produzione di cioccolato e torrone ad agosto/settembre per non perdere la campagna invernale; oltre a essere vicina alla vendita del ramo d’azienda dei preparati dei gelati. Ancora nebbia, troppa nebbia sul futuro della Pernigotti e soprattutto dei suoi dipendenti e degli interinali».
Alla riunione a Roma non c’erano i grandi protagonisti, né il vicepremier Luigi Di Maio né i fratelli Toksoz, proprietari della fabbrica di Novi. Per il ministero c’era il vice capo di gabinetto Giorgio Sorial e per l’azienda gli avvocati dello studio Arlati Ghislandi, il direttore finanziario Pierluigi Colombi e la direttrice del personale Agnieszka Podkowinska. Presente anche il sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella, l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino e i parlamentari alessandrini Susy Matrisciano (M5s) e Massimo Berutti (Fi), oltre al già citato Fornaro. Esclusa invece Claudia Porchietto (Fi), secondo cui «Di Maio continua a non capire che far partecipare i parlamentari dei territori può essere d’aiuto a un ministro che stenta a interpretare come dovrebbe il mandato affidatogli».