Lavoratori in ferie forzate, l’allarme della Fiom per l’Ilva
Allo stabilimento Arcelor Mittal piano di smaltimento per azzerarle entro il 30 settembre. Poi sarà cassa integrazione?
NOVI LIGURE — Lavoratori in “ferie forzate” all’ex stabilimento Ilva di Novi Ligure. In un incontro con le rappresentanze sindacali, la Arcelor Mittal ha comunicato un piano di “smaltimento ferie” che porterà i lavoratori a consumarle tutte entro il 30 settembre. «Le motivazioni fornite in merito alla decisione presa non ci hanno convinto nella maniera più assoluta – spiegano dalla Fiom-Cgil – Abbiamo chiesto se a ottobre questa operazione porterà all’apertura della cassa integrazione a Novi, ma al momento tale ipotesi non è stata confermata».
Sulla vicenda certo pesa lo scontro tra il governo nazionale e la multinazionale angloindiana per il problema di Taranto. Il decreto Crescita ha infatti previsto che lo “scudo penale” per i reati ambientali all’acciaieria durerà solo fino al 6 settembre. Arcelor Mittal ha annunciato che – se l’immunità non sarà prorogata – chiuderà il polo siderurgico pugliese, con le conseguenze immaginabili anche per gli stabilimenti di Novi e Genova. Ieri si è tenuto un incontro tra il vicepremier Luigi Di Maio e i vertici di Arcelor Mittal Geert Van Poelvoorde e Matthieu Jehl. Il negoziato sembra aver portato i suoi frutti: con tutta probabilità sarà varata una nuova norma sull’immunità penale.
Tornando alle vicende di casa nostra, la Fiom segnala «la mancanza di investimenti sulla sicurezza negli impianti di Novi Ligure» e una carenza d’organico che «rispetto all’accordo del 6 settembre è mancante di circa 20 unità». Infine c’è l’aspetto produttivo, «che preoccupa non solo a causa dell’incidente avvenuto al trasformatore andato in fiamme qualche mese fa». «Se la situazione non cambierà ci riserviamo di prendere qualsiasi tipo di iniziativa nei confronti di decisioni unilaterali dalle quali prendiamo le distanze nella maniera più assoluta», concludono gli esponenti Fiom della Rsu.