Il quinto anno di Unesco e la lenta crescita turistica del Monferrato
TURISMO – Il 22 giugno del 2014 l’Unesco iscriveva nella Lista dei Beni riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità il 50° italiano: I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato.
Per il quinto compleanno le colline da vino più belle del mondo saranno ‘invase’ dai blogger di cibo e viaggi come Mambo Kitchen, Mode in Italy, Sogni in Valigia, Un Biscotto al Giorno, Una donna al contrario, Le Strade di Torino e L’Aperitivo vien Leggendo. Le agenzie turistiche assicurano che i siti sono seguitissimi e sperano in un ritorno d’immagine. Visiteranno Solonghello, Cella Monte (Jazz Re: Found Festival 2019)e faranno un giro nella Valle Ghenza e a Casale.
Il grosso dei festeggiamenti è però nelle Langhe e Roero, con l’Unesco Party a Grinzane Cavour, a Barbaresco e Nizza per brindare con i vini simbolo. Nel Casalese invece si aprono gli infernot, musica e convegno sui cinque anni di ‘Unesco’ e altri eventi collaterali.
Per l’agenzia turistica Alexala (tutti gli appuntamenti su alexala.it) il brand Patrimonio dell’Umanità è servito a far aumentare il flussi dei turisti, con un incremento del 20% (dato riferito alle tre province, però). L’impatto è stimato sui 425 milioni nei 5 anni.
Alba e il ‘fattore zanzare’
“Tante aspettative, ma siamo sicuri che i visitatori arrivino per il riconoscimento internazionale?”. La provocazione arriva da Fabrizio Mazzetti dell’omonima famiglia di distillatori, sempre a contatto con produttori, ristoratori e strutture recettive della zona: “In verità vengono dalle Langhe – dal maggior appeal – fanno una capatina da queste parti e poi tornano nel cuneese – considera – Le offerte turistiche stanno crescendo, non posiamo lamentarci come qualità della vita, ma dubito che il grosso delle visite, soprattutto straniere, arrivi qui perché attirati dal nome Unesco”.
Per Mazzetti, la ‘lenta crescita’ nell’area degli infernot non è paragonabile all’espansione nella Granda, partita 30 anni prima nella promozione di Barolo e Barbaresco: “Anche noi abbiamo vitigni unici (Ruché), le nocciole di alta qualità (Lu), i tartufi bianchi (Valle Ghenza), ma sono eccellenze su cui Alba ci ha messo il cappello, con i vantaggi che ne conseguono – prosegue – Alla fine dobbiamo ringraziare di averla vicina, così ci porta un po’ di turisti”. Che per il suo settore sono gli Svizzeri di lingua tedesca: “Arrivano per il passaparola e amano mangiare fuori ma odiano le zanzare. Più si spostano verso le Langhe e meno ce ne sono”.
La monotonia delle Langhe
“Il paesaggio del Monferrato è più vario, nelle Langhe si vedono solo vigne”. Scherza il presidente dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, Stefano Bisoffi, nel ragionare sulle potenzialità non ancora sfruttate di casa sua: “Sento un interesse crescente, maggior numero di visitatori anche dagli Stati Uniti. C’è soddisfazione tra gli operatori e gli amministratori locali, ma dovremmo aumentare l’offerta per i pernottamenti, non proporzionata con gli arrivi”.
Purtroppo i 60 infernot sono in gran parte privati e per le visite bisogna affidarsi al volontariato: “Tre aperture congiunte all’anno… La speranza è che sia da stimolo per ulteriori collaborazioni tra i territori. I primi progetti sinergici sono incoraggianti, auspico maggior spirito di gruppo tra i Comuni”.
Servirebbero anche eventi di richiamo: “Il Festival Jazz in quel di Cella Monte porterà almeno un migliaio di appassionati”.