Donazione degli organi, l’Aido: “Ancora troppi i no. Provincia maglia nera in regione”
La donazione degli organi è un tema che suscita reazioni e sensibilità solitamente unanimi. La realtà, però, testimonia come in Italia resti ancora molto da fare. Lo dicono i dati, in base ai quali il nostro Paese fa registrare in Europa uno dei tassi più bassi per numero di potenziali donatori. Ad oggi, le dichiarazioni di volontà a livello nazionale sono 5 milioni e 500 mila, tra queste i ‘sì’ sono circa 4 milioni. In Piemonte si contano quasi 370 mila dichiarazioni, “di cui 92 mila e 300 raccolte da Aido” commenta Nadia Biancato, presidente della sezione provinciale, che quest’anno festeggia il 40° anniversario.
Nonostante i passi avanti degli ultimi decenni, nei confronti di questo gesto estremo di generosità, oltre a parecchia disinformazione, permane ancora un certo pregiudizio. In tutto l’Alessandrino, ad esempio, “quando hanno avuto la possibilità di esprimersi, 8360 persone hanno negato il proprio consenso. Uno dei nostri obiettivi – spiega la Biancato – è recuperare queste 8 mila persone, perché molti ‘no’ dipendono soprattutto da un’informazione scarsa o errata”. Dando il proprio consenso, tra l’altro, non si diventa automaticamente donatori, “ma, semplicemente, ci si dichiara favorevoli. Basti pensare che, per una serie di ragioni che vanno dalla compatibilità al tipo di morte, su 3 mila persone solo una sarà effettivamente in grado di donare”. Rispetto ad alcuni decenni fa, oggi ci si ammala molto di più, “quindi la probabilità di avere bisogno di un trapianto è ben più alta. Noi esistiamo perché non vogliamo che ci sia una persona di più che vada ad affollare le liste di attesa, perché il nostro obiettivo principale è salvaguardare la salute delle persone. Il ruolo dell’Aido è quello di fare prevenzione ed informare”.
Per chi invece non esprime alcuna intenzione? L’articolo 4 della legge 91 del 1999 regola il principio del silenzio assenso, in base al quale “la mancata dichiarazione di volontà è considerata quale assenso alla donazione”. In realtà le cose non stanno proprio così, “perché la legge non è mai stata applicata in questo modo. Se dopo la morte non è certificata alcuna volontà da parte del defunto, la scelta viene affidata ai parenti di primo grado”. Molto spesso, sulla volontà o meno di donare i propri organi o quelli dei propri cari gravano scelte e riflessioni dettate da convinzioni di natura religiosa, “a questo proposito, però, tengo a dire che la religione cristiana è assolutamente favorevole alla donazione degli organi, in quanto considerata massima espressione di carità” osserva Nadia Biancato.
Le dichiarazioni di volontà in provincia di Alessandria sono 33 545, “di cui quasi 12 mila raccolte da Aido. Questi numeri ci collocano purtroppo all’ultimo posto in regione”. Le opposizioni raccolte dalle anagrafi locali sono il 35,6%, media ben più alta del dato regionale (27,8%). Ad ogni modo, qualcosa si sta muovendo. Negli ultimi quattro anni, ovvero da quando la carta di identità elettronica ha iniziato a sostituire quella cartacea, 94 comuni dell’Alessandrino (Novi Ligure il primo Comune di assoluto) hanno attivato nei propri uffici anagrafe il programma per la raccolta delle dichiarazioni di volontà, “ma in molti casi il consenso non viene chiesto” sottolinea la presidente provinciale dell’Aido. Sul territorio, ad ogni modo, non mancano esempi di amministrazioni particolarmente sensibili, “come ad esempio Tortona. Nel momento in cui è partita la dichiarazione telematica è stato chiesto ai nostri volontari di allestire un banchetto nei corridoi del Comune per dare informazioni alla cittadinanza”. E ad Alessandria? “Vogliamo portare in città il modello adottato a Torino dalla sindaca Appendino per formare tutti i dipendenti comunali con una serie di incontri e farli diventare così testimonial della donazione. Già a partire da questo mese il progetto verrà esteso a tutti i sindaci della provincia”.