Il giuramento: grande assunzione di responsabilità
E’ stato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a parlare ai “giovani colleghi” che, a conclusione del 202° corso di formazione presso la Scuola di Polizia alessandrina, questa mattina (martedì), hanno giurato fedeltà alla Repubblica. Ha parlato di assunzione di responsabilità, di lealtà, rispetto, di ritrovare umanità nei confronti degli altri. Un discorso diretto al cuore di tutti.
Voi sarete cittadini che, in nome di quell’articolo 54 della costituzione che ci richiama ad adempiere alle nostre funzioni con onore e disciplina, dovranno attendere alla legge prima degli altri e meglio degli altri. Non si entra in una organizzazione come la nostra per poter in qualche modo attendere il servizio degli altri. No. Si entra per servire gli altri. Oggi avete giurato fedeltà, lo avete giurato in maniera solenne, ma questo giuramento non può rappresentare un momento isolato e imperituro. Questo momento deve accompagnare ogni azione, ogni vostro comportamento. Perché se è vero, come è vero, che anche il recente rapporto Eurispes, il 31° rapporto Eurispes, ha consegnato la Polizia di Stato non solo come prima forza di Polizia, come scritto dalla legge 121 del 1981, ma anche come prima forza di Polizia nella credibilità e nella considerazione della nostra gente, è un patrimonio di credibilità che non è immutabile nel tempo, che non è dato per sempre. E’ un patrimonio di credibilità che ogni giorno, ogni donna e ogni uomo costruisce con una propria azione e col proprio comportamento. Col proprio rispetto degli altri, con il rispetto delle leggi, con l’attenzione verso coloro i quali guardano a noi, richiedendo attenzione, considerazione, protezione. Ogni volta che noi non attenderemo, nei confronti dei nostri concittadini, nei confronti della gente che guarda a noi con grande aspettativa, con quella attenzione, con quella considerazione, noi in qualche modo avremo tradito il giuramento che oggi solennemente abbiamo fatto. Avete avuto la sensibilità di intitolare il vostro corso a un giovane collega , poco poco più anziano di voi, che quella maledetta sera non pensò un momento ai suoi affetti, alle sue cose, ma sacrificò la sua vita perché in quel momento la sua funzione, il suo essere poliziotto, veniva prima di ogni altra cosa. Francesco Pischedda non deve essere semplicemente un nome che intitola il vostro corso. Deve essere un continuo memento, perché sono questi caduti, è a queste donne e a questi uomini che hanno fatto grande la nostra Amministrazione che dobbiamo sempre guardare. Non saranno solo giorni, anni, momenti di soddisfazione>.
Il capo della Polizia fa riferimento alle amarezze, alle sconfitte, alle delusioni.
Se riusciremo a fare questo, se ritrovando la nostra umanità nei confronti degli altri, e anche, e soprattutto, nei confronti di noi stessi, avremo costruito un percorso positivo per il nostro futuro. Avremo riaffermato i valori in cui crediamo. Avremo onorato chi ha donato la vita per le nostre comunità, per la nostra Amministrazione, per il nostro Paese>.