Pernigotti, l’imprenditore Piacenza: “La compro io”. Sindacati scettici
L'imprenditore Riccardo Piacenza di Fubine si è detto disposto ad acquistare la Pernigotti, anche senza marchio, mantenendo tutti i posti di lavoro. I sindacati però sono scettici: "Attendiamo l'incontro tra il premier Conte e i turchi"
L'imprenditore Riccardo Piacenza di Fubine si è detto disposto ad acquistare la Pernigotti, anche senza marchio, mantenendo tutti i posti di lavoro. I sindacati però sono scettici: "Attendiamo l'incontro tra il premier Conte e i turchi"
Ai sindacati però la notizia sembra più una boutade che un progetto realizzabile. «In questo momento abbiamo bisogno di concretezza e di proposte sensate – commenta Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila-Uil – Il percorso da seguire è tracciato. Il nostro obiettivo è ottenere due anni di cassa integrazione per ristrutturazione aziendale. Solo così garantiremo che la fabbrica rimanga aperta, continui a produrre e possa poi essere eventualmente ceduta a imprenditori che abbiano un progetto industriale serio. Attendiamo l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e la proprietà turca».
Piacenza insiste sulla bontà del proprio piano: «Faccio l’imprenditore da quarant’anni e so che il valore più grande di un’azienda è rappresentato dai dipendenti, perché le loro competenze non si possono sviluppare da un giorno all’altro. Potrei prenderli in carico tutti, anche gli interinali, ma chiedo che i Toksoz versino alla “nuova” Pernigotti un’indennità: in questi casi di solito la cifra si aggira sui 100 mila euro a dipendente».
Piacenza, nome noto nel mondo del maglieria in cachemire, ha contattato il direttore finanziario della Pernigotti Pierluigi Colombi. «Ma non ho riscontrato una volontà di dialogo, hanno solo ribadito che il marchio non è in vendita». L’imprenditore di Fubine ha scritto al ministro Di Maio e al capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, «per illustrare il progetto, ma finora non ho ricevuto risposte». Piacenza si dice aperto a eventuali collaborazioni: «Posso concludere da solo l’operazione, ma potrei anche guidare una cordata di imprenditori, se ce ne fossero di interessati».
Il Maglificio Piacenza è rimasto a Fubine fino al 1985, poi si è spostato in Serbia, in uno stabilimento che conta 170 dipendenti. Forse non il viatico migliore per chi si propone di salvare una storica fabbrica italiana da delocalizzazioni ed esternalizzazioni. «Ma il settore tessile è completamente diverso, i nostri mercati sono invasi da prodotti stranieri a bassissimo prezzo, produrre all’estero è l’unico mezzo per sopravvivere, non avevamo scelta. L’italianità di Pernigotti è invece un valore aggiunto».