Pernigotti, tutta Novi reagisce alla chiusura
Inaccettabile. Questo l’aggettivo qualificativo usato da sindaco di Novi Ligure, sindacalisti e lavoratori della Pernigotti per definire la decisione della proprietà di chiudere lo stabilimento di viale della Rimembranza e licenziare 100 dipendenti, ai quali si aggiungeranno quelli dell’indotto che perderanno il lavoro e circa 130 interinali.
Dalle 6 di stamane i dipendenti sono in assemblea permanente in sede e alle 11 hanno incontrato il primo cittadino Rocchino Muliere, il quale ha garantito la massima mobilitazione di tutte le istituzioni e dell’intera città per salvare un’azienda storica e il lavoro di cento e più persone.
Muliere ha annunciato di aver già interpellato il prefetto di Alessandria, l’assessore regionale al Lavoro e i parlamentari per ottenere un tavolo di trattativa al ministero dell’Industria e dello Sviluppo economico e per domani ha convocato la riunione dei capigruppo del consiglio comunale, ai quali proporrà la convocazione di un Consiglio aperto agli interventi dei sindacalisti e dei lavoratori. Questi ultimi sono sconcertati, sapevano che la situazione non era rosea, perché l’azienda ha perso 50 milioni in cinque anni, continuando però a dire che tutto procedeva regolarmente.
Hanno esposto la situazione al sindaco i sindacalisti Marco Malpassi della Flai Cgil, Tiziano Crocco della Uila Uil ed Enzo Medicina della Fai Cisl, mentre per i dipendenti è intervenuto Yonny Chazez Lopez: “Vogliamo essere trattati come persone. È inaccettabile il modo e il metodo scelti per annunciare la chiusura. Hanno dato uno schiaffo a questa città e al cavalier Stefano Pernigotti”.
I lavoratori, prima di svolgere l’assemblea del secondo turno, hanno ribadito l’assemblea permanente per timore che vengano portati via i macchinari per la produzione che ancora veniva svolta in città: se la proprietà deciderà di mandarli fuori dallo stabilimento, sarà picchetto ai cancelli.