Mirko, Beppe, Pietro, Michela: il lavoro come autonomia
Mirko è emozionato e non fa nulla per nasconderlo. Emozionato e felice: lavorare al bar della Casa di reclusione di San Michele gli piace, dietro il bancone di destreggia tra caffè e cappuccini, si informa sul tipo di acqua che il cliente gli chiede, prepara il bancone, attento, molto concentrato, determinato. E si capisce del tono della voce, mentre si racconta, che è tutto vero, che questa una esperienza che lo aiuta a sentirsi realizzato ad affrontare la vita. Proprio come per Beppe, suo compagno di turno, che è molto bravo anche a mettere ordine ‘al banco’. “Adesso mi commuovo e mi scende qualche lacrima non voglio”. Però proprio questa spontaneità e semplicità sono una risposta a qualche perplessi e una indicazione, forte, del legame con la tutor, Giada, “che è anche mia sorella, ma soprattutto è una guida speciale per tutti noi quattro”. Perché al lavoro, nel bar della Casa di reclusione, ci sono anche Michela e Pietro, che arriva da Costa Vescovato. Per il Centro Down, che realizza questo progetto, è un modo per dare concretezza a uno degli obiettivi prioritari, come sottolineano il presidente Franco Rotundi e il direttore Mario Bianchi, “offrire nuove opportunità di inserimento lavorativo, acquisendo abilità che permettono anche di crearsi una autonomia e determinando una vera inclusione”. In questo percorso Centro Down ha al suo fianco la Cooperativa sociale Coompany, con cui già ha realizzato il percorso lavorativo alla Ristorazione Sociale, ma anche con Cissaca, che dà i pass ai ragazzi impegnati al bar (200 euro al mese, 10 ore alla settimana con turni dal lunedì al giovedì), e il contributo determinante di Abilitando e del Rotary Club Alessandria, che hanno individuato strumenti per la comunicazione aumentativa delle persine coinvolte, ipad che sono stati consegnati dal past president Rotary Francesco Musante al presidente Rotundi e a Beppe e Mirko. Determinante anche il coinvolgimento del carcere che, come spiega la direttrice Elena Lombardi Vallauri, “ringrazia per questa opportunità di dimostrare, una volta di più, la volontà di aprirsi alla città”. Anche Comune e Provincia sottolineano l’importanza di un progetto che inserisce i giovani nel lavoro e l’auspicio, anche di Renzo Sacco, che lo fa alla Ristorazione Sociale, è che le aziende applicano una legge, la 68, che disciplina l’inserimento di persone con disabilità. Nel caso di Mirko, Beppe, Michela e Piero, con una formazione che li rende idonei, anche grazie agli strumenti di cui sono dotati con il coinvolgimento di Rotary, Abilitando e Università del Piemonte Orientale, a avere una occupazione stabile e con contratto in bar, locali, negozi.