Disability Manager: “facilitatore del cambiamento per favorire l’inclusione sociale”
Con la fine della prima edizione del Corso di perfezionamento e di Alta formazione in Disability Management, presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale e due giornate a Bruxelles per capire meglio in quale direzione si sta orientando l'Europa su queste tematiche è doveroso approfondire la figura del "disability manager" la sua funzione ma anche le origini di questo profilo professionale
Con la fine della prima edizione del Corso di perfezionamento e di Alta formazione in Disability Management, presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale e due giornate a Bruxelles per capire meglio in quale direzione si sta orientando l'Europa su queste tematiche è doveroso approfondire la figura del "disability manager" la sua funzione ma anche le origini di questo profilo professionale
Il corso di perfezionamento in Disability management ha visto la partecipazione di numerosi professionisti specializzati in diversi ambiti, provenienti non solo dal Piemonte ma anche da altre regioni italiane. L’input per l’istituzione di un corso post-universitario deriva dall’esperienza positiva del Comune di Alessandria, che si è aggiudicato nel 2017 una menzione speciale all’Access City Award.
All’interno del comune alessandrino il Disability manager presta servizio prevalentemente nei campi dell’urbanistica e della fruibilità dei servizi, dal trasporto alla logistica, dal rafforzamento dei servizi a sostegno delle famiglie e dell’assistenza domiciliare, all’impegno in prima linea per abbattere le barriere architettoniche e culturali, rendendo la piena partecipazione alla vita collettiva della persona con disabilità.
La parola sintagmatica Disability manager compare per la prima volta in Italia nel 2009, nel Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana – Linee guida per gli enti locali, edizione curata dal tavolo tecnico istituito tra il Comune di Parma e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali alla guida dell’allora ministro Maurizio Sacconi. Di questa competenza in Italia, a differenza dei paesi anglosassoni, non abbiamo una definizione univoca, poiché, i campi e gli interessi che la coinvolgono sono vastissimi. Allo stato dell’arte potremmo definire il Disability Manager come un abilitatore. Un facilitatore.
Le persone disabili incontrano la presenza di ostacoli di varia natura, i quali interferiscono in maniera negativa con l’espletamento di funzioni personali, soprattutto quelle usuali e quotidiane. Tutti gli ostacoli, in genere, coadiuvano da procurarne il rallentamento. La disabilità, pertanto, non sembra essere la condizione personale di alcune persone, ma il maggior aggravio che su queste ultime pesa a seguito di una particolare organizzazione da parte di tutta la società di appartenenza. In altre parole, è una penalty che peggiora la qualità di vita di alcuni rispetto ad alcuni standard di funzionamento o di prestazioni di vario genere che non risiede nei soggetti, ma nel tipo di società che si è scelto di mandare a effetto. E che grava maggiormente su coloro che sono più fragili, più vulnerabili, poco istruiti, più deboli economicamente, che sono più propensi a essere esposti ai percoli della precarietà esistenziale.
L’integrazione delle persone con disabilità è passata attraverso diverse fasi nel corso degli anni, dal periodo che precede la Seconda guerra mondiale, attraverso meccanismi di esclusione e marginalizzazione, agli anni ’60 con la Costituzione Italiana che stabilisce il superamento delle disuguaglianze, con la nascita delle prime associazioni a impronta genitoriale, scuole speciali, dove i soggetti sono protetti e curati ma non inseriti nella società. Negli anni ’70-’80 vi è l’affermazione del diritto all’integrazione con la chiusura delle scuole speciali e degli Ospedali Psichiatrici; alla fine degli anni ‘90: riforma del collocamento obbligatorio e successivamente collocamento mirato. Ai giorni nostri, con l’entrata in vigore della convenzione ONU del 2006, le persone con disabilità sono “riconosciute come soggetti di diritti all’integrazione ai ruoli sociali attivi e a una dignitosa qualità della vita”. In questo contesto la cultura del disability manager in quanto facilitatore del cambiamento di management risulta necessaria a favorire l’inclusione sociale anche alla luce della normativa prevista dal Piano Nazionale di Azione sulla Disabilità.
La funzione del Disability manager all’interno di un contesto può essere vista come la capacità di colmare la distanza tra ricerca, implementazione delle politiche sociosanitarie, fundraising e attività di inclusione. Come competenza in grado di promuovere e ampliare opportunità e possibilità di scelta dei soggetti attraverso la creazione di progetti inclusivi e come creatore di reti, che aiuta le aziende pubbliche e private a cambiare management, in merito all’inclusione delle persone con disabilità applicando tutti i possibili accomodamenti ragionevoli, come sancisce la Convenzione ONU del 2006 Dunque il disability manager è colei o colui che all’interno di un contesto, poca importanza sussiste il fatto che sia assunto o meno come disability manager, deve avere le competenze di normativa per riconosce le problematiche in ambito di valutazione della disabilità, di accessibilità, di biotica, di diritto del lavoro, per favorire un inserimento nel mondo del lavoro e nella formazione, per favorire l’integrazione scolastica, di definizione dei piani educativi, e una attenta sensibilità sui bisogni sociali, relativi al terzo settore e all’inclusione sociale.
Possiamo concludere dunque che la cultura del cambiamento di management all’interno di un contesto è l’insieme di strategie che hanno come obiettivo di identificazione di fattori e di problemi che impediscono alle persone, con qualsiasi tipo di disabilità, di accedere attraverso la promozione di una rete integrata con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, nonché con l’INAIL, finalizzata all’accompagnamento e al supporto della persona con disabilità per favorirne l’inclusione.
I nuovi professionisti sono attivi preso le istituzioni della regione Piemonte per una regolamentazione e definizione delle competenze del Disability manager come insegna la buona prassi della regione Lombardia, che grazie al Decreto Dirigenziale n. 2922 del 1° marzo scorso, ha inserito il profilo e le competenze del disability manager, nel «quadro regionale degli standard professionali». Nella descrizione del profilo viene previsto che il disability manager sia “il responsabile di tutto il processo di integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità all’interno delle imprese: dalla pianificazione, ricerca e selezione, all’inserimento e mantenimento in azienda, fino allo sviluppo professionale e organizzativo”.
I neoprofessionisti sono già attivi e si rendono disponibili a collaborare. Pedagogista: Dott.ssa Lucia Acampora, AS: Dott.ssa Ottavia Antimi, Dott. Mauro Buzzi, Educatrice: Dott.ssa Rossella Di Donna, Dott.ssa Elisa Di Luca, AS: Dott.ssa Antonella Frache, Dott.ssa Romina Franchi, Ing. Lorenzo Greco, Dott.ssa Francesca Grilli, Dott.ssa Giada Guzzon, Dott.ssa Anida Hilviu, MIUR- Personale Educativo dei Convitti: Dott.ssa Maria Daniela Iurato, Avv. Franco Lepore, Dott. Luca Malvicini, Dott.ssa Simona Patria, Dott.ssa Francesca Penno, Arch. Giuseppina Poma, Educatrice: Dott.ssa Marisa Rossi, Educatrice: Dott.ssa Ida Storino, Arch. Cristian Tarasco, AS: Dott.ssa Emiljana Tatani, Ten. Col. Bernardino Vagnoni.