Gig Economy: un sondaggio alla scoperta del fenomeno dei “lavoretti”
Grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in collaborazione con lUniversità del Piemonte Orientale e lagenzia di comunicazione integrata ModusOperandi di Alessandria, la Uil ha avviato un progetto di ricerca che si pone come obiettivo quello di scoprire lentità del fenomeno della Gig Economy in provincia, ossia l economia dei lavoretti che si trovano tramite app e piattaforme dedicate
Grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in collaborazione con l?Università del Piemonte Orientale e l?agenzia di comunicazione integrata ModusOperandi di Alessandria, la Uil ha avviato un progetto di ricerca che si pone come obiettivo quello di scoprire l?entità del fenomeno della Gig Economy in provincia, ossia l? economia dei lavoretti che si trovano tramite app e piattaforme dedicate
Grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, in collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale e l’agenzia di comunicazione integrata ModusOperandi di Alessandria, il sindacato della Uil ha deciso di dare avvio ad un progetto di ricerca che si pone come obiettivo quello di scoprire l’entità del fenomeno della Gig Economy in provincia di Alessandria, ossia l’ economia dei lavoretti che si trovano tramite App e piattaforme dedicate e che è ormai in continua espansione. “Nascono 4 o 5 app al giorno, ormai – commenta il segretario generale della Uil Aldo Gregori – I lavoretti sono sempre esistiti, e noi non siamo contrari. Ma questo nuovo mondo del lavoro va regolamentato, perché così mancano tutele e diritti per i lavoratori”.
Come dimostra la prima sentenza italiana – di pochi giorni fa – emessa dal Tribunale di Torino che ha respinto il ricorso di sei fattorini di Foodora che si occupano di consegnare pasti a domicilio, muovendosi in città a cavallo della bicicletta, che avevano intentato una causa. Il giudice ha dato ragione a Foodora, sostenendo che il lavoro dei “riders”, in quanto lavoratori autonomi e non dipendenti, potesse essere interrotto in qualsiasi momento da parte dell’azienda. Il caso è stato portato alla ribalta da tutti i media, seguito dalla notizia della prima carta dei diritti del riders predisposta dal Comune di Bologna, primo tentativo per regolamentare il fenomeno dei lavoretti a chiamata, che da occasionali per molte persone, rappresentano l’unica fonte di reddito.
“Ogni giorno ormai veniamo a conoscenza della nascita di nuove app e servizi, come la consegna a domicilio dei farmaci, una start up sperimentata prima ad Asti poi attivata a Torino (che rischia però di avere anche ricadute nel contesto sociale, rischiando di diventare una “mercificazione” del volontariato, visto che alcune tipologie di servizi, come questo, venivano prima svolte anche sotto forma di servizio di volontariato da associazioni onlus) oppure come le app cinesi che forniscono servizio trasporto da e per l’aeroporto”. Il fenomeno ha portato alla nascita di piattaforme online, con relative app, che vedono tra gli iscritti occupati, disoccupati, cassintegrati e tanti giovani che offrono il loro tempo e la loro prestazione in differenti settori. Le persone sempre più spesso per arrotondare i bassi stipendi o la totale mancanza di lavoro, si mettono in gioco proponendosi per lo svolgimento di lavori saltuari, che spesso poi possono sfociare in una prassi, cronicizzando il sistema (alcune delle app più note dove caricare il proprio profilo e candidarsi per i lavoretti richiesti sono Tiaiuto, Vicker, Jobby, Petme,CornerJob, Feveever, Justeat, Pronto.Pro.it e tante altre ancora).
La Uil di Alessandria ha voluto così portare avanti una riflessione sul fenomeno, localizzandolo in provincia di Alessandria, per capire quanti soggetti lavorano tramite app, quali utilizzano, che mansioni svolgono, come e quanto vengono pagati e che tipo di tutela hanno. Perché una delle principali domande a cui si vorrebbe dare risposta è proprio questa: “c’è bisogno di tutela?”. “Io credo di si” sono state le parole di Samuele Beltrame, che ha collaborato al progetto e che è un giovane rappresentante di questa nuova economia dei lavoretti. Perché in un mondo che cambia, dove non si cerca più – almeno per le giovani generazioni – il lavoro stabile, ma più lavori, più forme di attività occupazionale, sarebbe bene avere conoscenza del fenomeno e provare a normarlo, a confrontarsi con esso.
Questo è quindi parte del lavoro svolto per avere queste informazioni da uno studente borsista dell’Università del Piemonte Orientale con la supervisione della Professoressa Fabrizia Santini, Professore Associato in Diritto del lavoro all’UPO. E’ nato un questionario (che si può compilare sul portale www.chelavoretto.it) che è anonimo, ma che con 16 domande (che prendono in esame l’età, la tipologia di lavoro, il luogo, le tutele, le soddisfazioni, le ore che si dedicano. QUI il fax simile) cerca di raccogliere dati sulla ricaduta del fenomeno a livello locale. Il questionario verrà promosso e diffuso su più canali, tra cui il sito della Uil,ma anche in alcune sedi come l’Università e le agenzie del Lavoro.
Aldo Gregori, Segretario generale UIL Alessandria: “Come sindacato non possiamo farci cogliere impreparati, non studiare e comprendere dinamiche legate allo sviluppo della tecnologia, allo scambio di domanda e offerta di prestazioni lavorative che avviene online tramite app dedicate, scaricabili su smartphone e tablet, per lo svolgimento lavori di diverso genere, come giardinaggio, pulizie in casa o negli uffici, l’accudimento dei bambini. Vogliamo capire se esistono margini per intervenire, come comportarci per tutelare i lavoratori oltre a portare alla conoscenza di tutti gli operatori Uil che lavorano sul territorio l’esistenza di questa forma di scambio di domanda e offerta, che avviene ogni giorno online, lontano dagli uffici. Questi fenomeni spesso rischiano di sfuggire al controllo e alla regolamentazione, vogliamo quindi approfondire l’argomento, conoscere come si è articolato il fenomeno e come ha preso piede diventando realtà in un contesto socio-economico difficile a livello globale e anche per il nostro Paese, tra instabilità, precariato, aziende che chiudono, disoccupazione”.