Una “pietra d’inciampo” in ricordo di Silvio Salomon Ottolenghi
In via Cavour a Novi Ligure sarà installata una "pietra d'inciampo" opera dell'artista Gunter Demnig, per ricordare l'ultima abitazione di Silvio Salomon Ottolenghi, deportato e ucciso ad Auschwitz
In via Cavour a Novi Ligure sarà installata una "pietra d'inciampo" opera dell'artista Gunter Demnig, per ricordare l'ultima abitazione di Silvio Salomon Ottolenghi, deportato e ucciso ad Auschwitz
I cinque nipoti di Ottolenghi, Silvia, Giulio, Arturo, Silvio e Franco, tre dei quali residenti tutt’oggi in città, hanno deciso di commemorare la figura del nonno attraverso una “stolpersteine”. Nonostante siano trascorsi molti anni da quel 29 giugno 1944, quando, all’alba, Silvio Ottolenghi fu arrestato nella sua casa di via Cavour, vivo è ancora il suo ricordo. I nazifascisti entrarono nell’abitazione attraverso le finestre del ballatoio dell’abitazione che si affacciava, ieri come oggi, su un cortile interno.
Silvio Salomon Ottolenghi, nato ad Acqui Terme il 5 maggio 1889, dopo aver vissuto per alcuni anni a Torino dove sposò Teresa, si trasferì a Novi. Dalla sua unione con Teresa nacquero cinque figli che, in accordo con la consorte cattolica, furono battezzati; questo permise loro di non essere minimamente toccati dalle leggi razziali. Silvio Ottolenghi all’alba del 29 giugno 1944 fu portato via dalla sua casa e deportato. Quell’alba di inizio estate cambiò per sempre la vita della famiglia Ottolenghi. La moglie Teresa cercò invano il marito andando a piedi fino a Genova sorretta da una forza di volontà e di amore sconfinati, purtroppo però pare che Silvio Ottolenghi fosse stato portato, subito, a Verona e da qui il 2 agosto partì su un convoglio per Auschwitz dove fu ucciso il 6 agosto appena giunto al campo di concentramento nazista. Teresa con i suoi quattro figli, Elda, Giulia, Marisa e Arturo continuò a vivere nella casa di via Cavour fino alla sua morte, avvenuta nel 1981.
L’iniziativa delle Pietre d’Inciampo, attuata in 22 paesi, consiste nell’incorporare nel selciato stradale delle città, proprio davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti con una piastra di ottone. Sulla targa sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se nota. Scopo dell’iniziativa è preservare la memoria delle deportazioni e l’espressione “inciampo” rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione per tutti coloro che si imbattono nella pietra.
L’amministrazione comunale novese ha aderito all’iniziativa con l’obiettivo di ridare individualità al concittadino Silvio Salomon Ottolenghi e a tutti coloro che si è cercato di ridurre soltanto a numero.