‘ Testa in confusione, gambe che non girano: dobbiamo cambiare”
Marcolini ha già colto i molti limiti della rosa, in tilt dopo il primo gol
Marcolini ha già colto i molti limiti della rosa, in tilt dopo il primo gol
“Succede che la testa fa andare, o non fa andare, le gambe”. Michele Marcolini lo ammette, ben sapendo che nella testa dei Grigi, dopo meno di 60 minuti, si è spento l’interruttore e non è andato più nulla: non le gambe, non la voglia di reagire, non il gioco, non la mentalità. Niente di niente. Eppure anche il tecnico si era illuso. “La mia squadra ha iniziato bene. Una gara equilibrata e, devo ammetterlo, gli episodi ci hanno aiutati. A parte il doppio vantaggio, fino al momento della rete dell’1-2, mi era piaciuto l’atteggiamento dei ragazzi: la mentalità, la disponibilità, anche l’aggressività. Buon ritmo, buone giocate: non abbiamo creato molto, è vero (ed è uno dei limiti enormi, e fino ad ora devastanti, dei Grigi, ndr), ma neppure loro. La squadra mi ha dato quello che in un momento così delicato diventa priorità. L’1-2, probabilmente, ha cambiato la gara. Anzi – chiede ai cronisti – togliamo pure il ‘probabilmente’. L’ha cambiata”. Perché una reazione? “A oggi la mia conoscenza di questo gruppo è limitata. So, però, che dovrò lavorare, molto, anche su questi aspetti. Siamo un gruppo di giocatori esperti, fuori discussione, ma a volte l’esperienza conta molto meno di quanto si pensi”. Trovarsi avanti di due reti e perdere 3-2 “è una mazzata psicologica notevole. Ma dobbiamo farne tesoro, perché questa ennesima battuta d’arresto ci dice che c’è bisogno di più, sotto tantissimi punti di vista. Questo è il momento in cui si devono vedere gli uomini e la volontà di tirarsi fuori con la personalità”. E la condizione fisica? Marcolini non si sbilancia, “non voglio giudicare: ho visto una squadra che, all’inizio, era amche brillante e determinata, ma poi c’è stato un crollo. Soprattutto dopo la rete dell’1-2, perché fino a quel momento la gara l’abbiamo combattuta”. Non è che ritrovarsi con il doppio vantaggio, anche agevolmente, ha illuso i giocatori di aver già vinto? “Non credo: ho visto gli sguardi dei miei ragazzi dopo il 2-0, tutti concentrati e proiettati a combattere, ma non abbiamo compreso che, evidentemente, se si è aggressivi, poi i problemi dietro diminuiscono. Dobbiamo avere un po’ più di spregiudicattezza, perché appena ci spaventiamo, i problemi aumentano. Credo – insiste Marcolini – che se anche c’è stata una questione fisica, in questa partita è derivata tutta dalla testa. Perché quando la testa va in confusione, le gambe non girano più, ma una squadra come la nostra non se lo può permettere”. Come intervenire? “Bisogna cambiare registro, credere un po’ di più in se stessi. Questo non significa considerarsi superiori, piuttosto avere bene chiaro un concetto, “nell’uno contro uno vinco io”. Fino al 2-1 per noi io ho visto un’Alessandria combattiva, con la voglia di fare risultato. E quando si fanno le cose bene, anche con l’atteggiamento, a volte anche il destino aiuta, e a non per 50 minuti, ha aiutato, ma quando poi si sbaglia, si paga salato”. Il cambio di Giosa a fine primo tempo? “Antonio ha lamentato un dolore al polpaccio. Avrebbe voluto continuare e questo ci dice quanto questi ragazzi vogliono tirarsi fuori: io l’ho apprezzato. l’ho visto in tutti”. Davvero qualcosa da salvare c’è? “So che dopo una partita come questa è difficile indicare qualcosa di positivo, ma io devo fare anche questo, devo staccarmi dal risultato”. Nessun guaio fisico, invece, alla base della sostituzione di Sestu. “Assolutamente no e Alessio ha disputato una buonissima partita: tutto quello che gli ho chiesto, ha fatto, il suo cambio perché la squadra stava iniziando ad abbassarsi”. Ci sono movimenti che la squadra ha fatto, anche bene, nel primo tempo e poi ha smesso. “Fin quando abbiamo difeso a 4, con Casasola che andava ad occupare la fascia destra e aiutare ad arrivare, da squadra, nell’area avversaria. QAuando ci siamo abbassati troppo, abbiamo pesnato quasi solo a difenderci e siamo rimasti monchi. Abbiamo smesso, anche quando avevamo la palla, di provare a mettere in difficoltà l’avversario, ma quando si resta troppo bassi btutto salta. Certo, dobbiamo rivedere un bel po’ di cose”. Tantissime. Di sicuro senza prendere pause. “In questo momento, non possiamo assolutamente permettercelo – insise Marcolini – perché abbiamo altro, nemmeno di più importante, a cui pensare”