‘Quando si domina per 70 minuti, bisogna vincere”. Ma ai Grigi non riesce
Quartultimi, ma Stellini difende le sue scelte. 'Branca? La pressione che ha portato, non l'avrebbe data nessun altro'
Quartultimi, ma Stellini difende le sue scelte. 'Branca? La pressione che ha portato, non l'avrebbe data nessun altro'
Nella giornata dei pareggi due sole squadre perdono: l’Alessandria a Lucca e il Siena, sconfitto in casa dal Pontedera. I Grigi sono quartultimi: finisse oggi il campionato giocherebbero i playout con l’ultima per tenere la categoria. Condizione inevitabile per una squadra che regala, con preoccupante sistematicità, un tempo all’avversario di turno. A sentire Stellini, al ‘Porta Elisa’ molto meno, “la mia squadra ha fatto la gara per 70 minuti”, ma che siano 20, 30 o 45 i minuti gentilmente omaggiati alla rivale di turno, sono comunque troppi per una squadra che ha il bisogno, oltre che l’imperativo, di risalire, di cambiare marcia, di esseren anche cinica e incisiva. “Mi aspetto che la mia squadra che, ripeto, per 70 minuti domina, vinca la gara: lo abbiamo fatto a Carrara e non abbiamo vinto, lo abbiamo fatto oggi e non abbiamo vinto, lo abbiamo fatto con l’Olbia e abbiamo chiuso in maniera trionfale, perché siamo stati efficaci in zona gol. Oggi, invece, non siamo stati sufficentemente bravi a segnare. Quando si crea così tanto – insiste Stellini – bisogna saper concretizzare”. Uno dei limiti dell’Alessandria, che pesa e condiziona i risultati e il campionato tutto. “Rispeto a Carrara, a Lucca non abbiamo commesso errori: ci sono state, per una mezzora, le giocate della Lucchese, che ha un gioco molto preciso e mette in difficoltà se si sbagliano i tempi della pressione. Come si è visto chiaramente – ammette Stellini – nei primi 20 minuti. Però quanto si è creato doveva bastare per vincere questa partita. Non è bastato, perché non siamo stati sufficientemente bravi a segnare. Insisto, quando si crea così tanto, bisogna finalizzare”. Di fatto una critica, più o meno esplicita, alla capacità realizzativa di una squadra che, nelle prime 13 giornate, ha segnato 12 reti e subite 15 e che, al ‘Porta Elisa’, per due volte si vede negare il gol da salvataggi sulla linea e nella terza opportunità colpisce la traversa. “Quando si hanno tre occasioni a quattro metri dalla porta bisogna segnare”. Anche se Stellini non è convinto che un doppio cambio a inizio secondo tempo avrebbe sortito effetto più immediato. “Solo nel caso di inserire uno che avesse fatto gol”. Che è la carenza di questa Alessandria rispetto non solo alla Lucchese, ma alla maggioranza delle avversarie del girone: basti pensare a Tavano per la Lucchese o a Vantaggiato per il Livorno. Anche certe sceglie di interpreti, però, non convincono, così come non è spiegabile ridisegnare, nonostante i tempi ravvicinatim tra una gara e l’altra la squadra. L’opportunità del detto “squadra che vince non si cambia” è parsa a tutti incontestabile, specie dopo un 4-0, ma quanto mai disattesa. Ad esempio, proprio alla luce della prestazione offerta, troppo discutibile l’inserimento di Branca dall’inizio e l’aver insistito fino al 90′ e oltre su di lui. “La scelta di Branca la rifarei sempre, perché dal 25′ è stato fra i migliori in campo. La pressione che ha portato non l’avrebbe data nessun giocatore della nostra squadra. Soprattutto su Mingazzini, per non permettergli di uscire”. La lentezza di Gazzi in mezzo? “Questo è Gazzi, non possiamo pretendere che sia Flash Gordon, non è nelle sue caratteristiche”. Resta una prestazione magari anche sfortiunata negli episodi, ma comunque incompleta. E con messaggi preoccupanti per il futuro, al di là della cllassifica. In fondo, lo ammette anche Stellini. “E’ dura, quando si crea così tanto e non si vince, anzi si perde, immaginare di poter portare le partite dalla parte dell’Alessandria”. Una ammissione che aggiunge preoccupazione, e si capisce ancora meno la volontà di cambiare una formazione vincente e caricata dal successo sull’Olbia, in maniera così ‘chirurgica’ anche nei ruoli che, tre gioni prima, avevano avuto gli intrepreti di livello e, soprattutto, giusti