Ex Ics: i bidoni non ci sono. ‘Non è l’altra terra dei fuochi’
Conclusa da poco la caratterizzazione del sito. Ci sono solo residui di lavorazione. Parla il sindaco
Conclusa da poco la caratterizzazione del sito. Ci sono solo residui di lavorazione. Parla il sindaco
Non ci sono fusti contenti rifiuti tossici interrati nell’area dello stabilimento Iciesse di Arquata Scrivia.
Si è da poco conclusa la caratterizzazione del sito con le ruspe che hanno scavato in tutte le zone dell’ex stabilimento chimico alla ricerca dei bidoni di “rumenta” che, secondo le intercettazioni durante le indagini dell’operazione “Alchemia” della Dia di Reggio Calabria, Orlando Sofio segnalava tra l’altro: “Se quello non mi dà i soldi che ci spettano, vado dal sindaco di Arquata e gli dico, venga con me dentro l‘Iciesse che gli faccio vedere dove c’è la rumenta che hanno sotterrato”.
Appena venuto a conoscenza dell’inquietante possibilità l’allora sindaco, Paolo Spineto, ha emesso l’ordinanza di bonifica del sito, poi prorogata dall’attuale primo cittadino di Arquata Scrivia, Alberto Basso. Il mese scorso aveva sollecitato la caratterizzazione dell’ex stabilimento chimico ad Arpa e Asl Al.
Ieri Basso ha assistito personalmente agli scavi effettuati con le ruspe in varie zone dell’ex Iciesse e al termine dei lavori ha tirato un sospiro di sollievo e commentato:
“Adesso sappiamo che Arquata non è un’altra terra dei fuochi. Hanno scavato approfonditamente in presenza dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico e non è stato trovato nulla. Ci sono, ma questo lo si sapeva, i residui di lavorazione della Ics rimasti lì da quando l’azienda, nel 2008, ha cessato l’attività. Rifiuti dei quali tutti eravamo a conoscenza. Purtroppo gli ultimi proprietari della Ics, dopo il fallimento, non hanno soldi per effettuare la bonifica e si dovrà provvedere con soldi pubblici. Il comune di Arquata aveva già sollecitato la bonifica, e lo farò nuovamente nei prossimi giorni. Ma intanto abbiamo eliminato l’inquietante supposizione di fusti interrati”.
La proprietà dell’ex Ics, azienda chimica insediatasi ad Arquata negli anni sessanta con la denominazione di Subalpina, attualmente risulta intestata al Gruppo Chimico Dalton, società lombarda in liquidazione che non ha risorse per effettuare la bonifica. Resta da appurare se qualche suo sedicente portavoce ha effettivamente contattato esponenti della ‘ndrangheta per liberarsi del sito industriale con il suo scomodo residuo di rifiuti chimici oppure se si tratta di una bufala come quella che segnalava rifiuti tossici interrati che oggi non sono stati trovati.