‘La fascia? Conta molto anche ogni giorno, fuori dal campo’
Cazzola: 'Rispetto per l'Arzachena, ma noi dobbiamo avere in mente cosa vogliamo'
Cazzola: 'Rispetto per l'Arzachena, ma noi dobbiamo avere in mente cosa vogliamo'
Il capitano, a volte, può anche essere ‘non giocatore’, ma sempre capitano è. Orgoglioso della fascia, convinto che non è solo sul campo che si portano i gradi. Anzi, molto più spesso i compiti che contano sono fuori dal rettangolo. Come sette giorni fa contro il Prato, un’altra gara che Riccardo Cazzola ha vissuto in panchina, ma pronto a fare anche il ‘traduttore’ degli input di Stellini dagli spalti, trasmettendo ai compagni suggerimenti tecnici, ma anche la carica per uscire dal tunnel. “A livello fisico adesso sto migliorando, le prime settimane di campionato, per me, sono ancora di rodaggio, proprio per le mie caratteristiche fisiche. Però, con la gran mole di lavoro che stiamo facendo, noto che stiamo migliorando molto, io singolarmente e tutto il gruppo”. Nelle ultime stagioni i numeri dicono che chi porta la fascia, all’Alessandria, colleziona un numero inferiore di presenze rispetto a quelle che si potrebbero pronosticare per un capitano. “Lo ribadisco, io sono felice e orgoglioso di essere il capitano di questa squadra. Da qui alla fine non so quante partite giocherò dall’inizio, però sento di prendermi questa responsabilità, perché essere capitano va oltre il terreno di gioco: avere la possibilità di aiutare i compagni in campo, fa piacere, però anche stare fuori, se possibile, mi responsabilizza ancora di più. Perché devo essere un esempio sempre, durante la settimana, durante gli allenamenti, soprattutto in un periodo così delicato, in cui c’è tanto bisogno di credere in ciò che facciamo – insiste Cazzola – e serve tanta positività. E non è semplice, perché quando si lavora tanto e poi si vede che, a volte i sacrifici non sono ripagati, il rischio è perdere qualche sicurezza”. Una prima fascia in carriera che Cazzola sta vestendo a singhiozzo, anche se domenica, con l’Arzachena, potrebbe essere di nuovo il suo turno. “È molto più difficile farlo fuori che in campo. Perché in campo si dà l’esempio, ma in questa squadra – sottolinea ancora – ci sono tanti esempi. Invece, fuori, i compiti aumentano: c’è da comunicare bene con i più giovani, da dialogare con gli altri capitani del gruppo, perché in questa rosa ci sono molti elementi esperti”. L’Arzachena sorpresa? “Come sempre succede, in ogni campionato. Noi però, con il massimo rispetto e con grande umiltà, dobbiamo avere ben in mente chi siamo e dove vogliamo arrivare”