Ilva: metalmeccanici, sciopero e strada bloccata
Durante lo sciopero per protestare contro la dichiarazione di 4.000 esuberi, dei quali 54 allo stabilimento di Novi Ligure, questa mattina i lavoratori del locale stabilimento dell’Ilva sono scesi in strada, hanno bloccato per circa mezzora la strada provinciale per Bosco Marengo e sono arrivati fino in centro.
È stata una manifestazione senza eccessi, per richiamare l’attenzione sui problemi derivanti dal cambio di proprietà.
Più dei 54 esuberi che pure sono tanti per uno stabilimento dall’organico sottodimensionato da decenni, i lavoratori sono preoccupati per la richiesta della nuova proprietà dell’Ilva di far valere le norme contenute nel Jobs Act per traferire i dipendenti. In tal modo i lavoratori perderebbero i diritti acquisiti in decenni di lavoro e andrebbero incontro ad un drastico ridimensionamento dello stipendio.
Mentre i lavoratori dello stabilimento Ilva di Novi scioperavano in strada, al Ministero dell’Industria e dello sviluppo economico iniziava l’incontro tra rappresentanti di Governo, dei sindacati e della nuova proprietà per prendere in esame i contenuti della lettera inviata la scorsa settimana ai sindacati dalla cordata che sta per acquisire l’Ilva, proprietà dell’’Ilva, la cordata Am.InvestCo formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia.
Per i sindacalisti presenti stamane davanti ai cancelli d’ingresso dello stabilimento Ilva di Novi ci sono pochi margini per la trattativa.
Paradossalmente stamane a esprimere solidarietà ai metalmeccanici in sciopero c’erano tanti esponenti politici di militanza del Pd, il partito che ha voluto e fatto diventare legge il jobs act.
Notati tra gli altri il sindaco Rocchino Muliere, la presidente del consiglio comunale di Novi Ligure, Martina Sciutto, il segretario del Partito Denocratico di Novi Ligure, Matteo Morando; l’assessore Simone Tedeschi, Paola Cavanna, Graziano Moro, i consiglieri comunali Alfredo Lolaico ed Enzo Garassino. Presente anche il senatore Federico Fornaro, adesso esponente di Mdp fortemente critico verso il jobs act, ma nel Pd all’epoca in cui è stato votato in parlamento. “Votato ma con un documento fortemente critico – ha detto il senatore Fornaro – è stato uno dei motivi che mi hanno indotto a lasciare il Partito Democratico”.