‘Rigoristi? I giocatori decidono in campo a chi tocca battere”
Bettella: 'Lo avrei voluto tirare io. Speriamo che il risultato ci tolga paure e insicurezze'
Bettella: 'Lo avrei voluto tirare io. Speriamo che il risultato ci tolga paure e insicurezze'
Anche quando vince, l’Alessandria non convince. Anzi, fa arrabbiare i suoi tifosi, che quando ancora il risultato è bloccato sullo 0-0, dalla Nord mandano un messaggio eloquente al presidente Luca Di Masi, invitato a riflettere su questo avvio di stagione e sugli interpreti. E, alla fine, sono duri anche con la squadra, che va sotto la curva ad applaudirli. Perché se la vittoria è una liberazione, e chissà che non diventi una svolta, la criticità sono ancora tante, troppe. Non mancano anche quelli che vorrebbero, comunque, un cambio di guida tecnica, nonostante il successo. Perché il risultato è fondamentale, ma la prestazione lascia aperti troppi interrogativi. Soprattutto l’atteggiamento dei Grigi, che per un’ora consegnano la gara ad un avversario organizzato, ma comunque reduce da una scoppola pesante. Eppure si scopre che le fatiche della difesa a 5, con Gozzi sempre obbligato a sganciarsi per andare a prendere un centrocampista, in realtà sono uno schema studiato. Lo confessa Stefano Bettella, il vice al posto di Stellini che, invece, segue la partita dall’alto della tribuna scoperta, insieme al ds Sensibile. “Un centrocampista in più dall’inizio? No, perché sapevamo che la partita avrebbe avuto questo andamento tattico e Gozzi, dunque, aveva il compito di uscire, ogni volta, sul centrocampista del Prato che si alzava. Noi abbiamo giocato come sapevamo. I problemi, caso mai, sono quando abbiamo il possesso noi, perché ancora giochiamo con troppa frenesia e troppa fretta. Bisognerebbe, invece – insiste Bettella – avere più qualità quando si gestisce l’azione, quando abbiamo noi la palla, e ognuno faccia bene la sua parte. Mancano ancora i tempi giusti, e la paura e l’insicurezza di questo periodo non aiutano. Mi auguro che questa vittoria ci tolga anche un po’ di timori che ci portiamo addosso”. Un po’ di confusione anche sulla scelta dei rigoristi. Ad esempio, nel primo penalty Bunino va deciso verso il dischetto, ma Bellomo gli prende il pallone e fa capire che batterà lui. Rispettando una gerarchia? “Non ci sono gerarchie, i giocatori hanno libertà di scelta”. Quanto meno originale come situazione. “Ci possono essere momenti della gara in cui chi è il rigorista non se la sente. E se c’è uno che, invece, prende la palla e va a battere, certo non glielo si impedisce, perché – aggiunge Bettella – è sintomo anche di personalità e sicurezza. E se è un ragazzo non se la sente, non lo si obbliga. Sono sincero, oggi avrei voluto batterlo io”. Resta l’eccessivo possesso palla al prato. “Che si è presentato bene, con molti giovani, ma organizzato: bisogna riconoscere i meriti degli avversari. E noi frenati”. Ma da cosa: dagli schemi, dalla paura, dai risultati che non ci sono? “Difficile spiegarlo, bisogna esere in campo, però ci sono situazioni in cui la palla scotta”. L’assenza di Casasola, fino ad oggi il più costante nel rendimento? “Scelta tecnica”. Perché continuare a cambiare l’undici titolare, mai due volte lo stesso, mescolando uomini e ruoli? “Siamo ancora in fase di costruzione e queste prime partite ci sono servite per capire meglio le qualità tecniche e la personalità di ogni giocatore”