Esuberi all’Ilva: “Inaccettabile attacco ai diritti dei lavoratori”
Sciopero di otto ore sui tre turni di lavoro domani, lunedì, allo stabilimento Ilva di Novi Ligure dichiarato dai rappresentanti sindacali dello stabilimento appena appresa la notizia che tra i circa 4.000 esuberi dichiarati dalla nuova proprietà dell’’Ilva, la cordata italoindiana Am.InvestCo formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia ce ne sarebbero 54 anche nello stabilimento locale dove l’organico è sottodimensionato da anni perché da quando l’Ilva è entrata in amministrazione controllata, non sono più stati effettuate assunzioni, né investimenti.
L’allarme esuberi, di cui si sapeva da oltre sei mesi, è ritornato di attualità con la lettera che la nuova proprietà ha inviato ai sindacati in vista dell’incontro di domani, lunedì, al Ministero dell’industria e dello sviluppo economico.
Un incontro che si annuncia carico di tensione così come li erano stati quelli del 1994 quando l’Ilva passo dalla Finsider al Gruppo Riva e anche allora la nuova proprietà come primo atto amministrativo dichiarò gli esuberi. Decisa la presa di posizione dei sindacalisti che qui a Novi hanno dichiarato sciopero per l’intera giornata di domani e sono previsti dei picchetti davanti ai cancelli della fabbrica.
Sugli esuberi all’Ilva è intervenuto anche il senatore Federico Fornaro di Mdp e ha usato toni duri: “Le società che dovrebbero acquistare in via definitiva l’Ilva hanno reso noto le loro intenzioni sul personale, confermando i 4.000 esuberi ed esplicitando le condizioni vessatorie, per i lavoratori che transiteranno dall’attuale gestione commissariale, grazie alle norme contenute nel Jobs Act. P roprio grazie al Jobs Act, Mittal e Marcegaglia vorrebbero gestire il personale secondo i propri piani e convenienze, con un inaccettabile attacco ai diritti dei lavoratori. Il percorso di cessione prevede, però, come elemento fondamentale il positivo esito del confronto con i sindacati. Ora – sostiene Federico Fornaro – il Governo non può e non deve sottrarsi al suo ruolo per evitare che a pagare il conto della crisi dell’Ilva siano solamente i lavoratori sia in termini di esuberi sia di privazione dei diritti per chi rimane a lavorare negli stabilimenti del gruppo”.