A casa di Giulia: un senso di vuoto e problemi infiniti
Dovete scrivere che in questa casa abitava una ragazza speciale». Usare i verbi al passato farà effetto anche a Umberto Russo, l’amico che ci accoglie in stanze in cui manca qualcosa, anzi qualcuno. E mancherà per sempre.
Umberto è il papà di Giulia, la 14enne distrutta da un tumore. Tre anni di battaglie, un’infinità di visite e ricoveri negli ospedali di Alessandria e di Genova, medici e infermieri che hanno tentato l’impossibile contro una malattia arrivata d’improvviso, senza avvisare, e che poco alla volta s’è impadronita di una ragazza che giocava a pallone, che scriveva racconti e poesie, che a scuola conseguiva voti eccellenti, compreso quel 10 e lode con cui, malgrado le assenze forzate, s’è diplomata alla media Straneo, sperando di poter frequentare, da settembre, il liceo artistico di Valenza.
Se n’è andata a luglio, dopo 29 giorni di degenza all’hospice Il Gelso. Sul ‘Piccolo’ in edicola le testimonianze di chi, a Giulia, ha voluto un bene enorme.