Grazie al San Pastore arriva il ‘Grosso di Tortona’
Il primo pane prodotto esclusivamente con la varietà di frumento tenero riscoperta grazie a un progetto messo a punto da un gruppo di agricoltori. Il 23 luglio la prima festa in piazza Gavino Lugano. Il coordinamento è dell'Università del Piemonte Orientale
Il primo pane prodotto esclusivamente con la varietà di frumento tenero riscoperta grazie a un progetto messo a punto da un gruppo di agricoltori. Il 23 luglio la prima festa in piazza Gavino Lugano. Il coordinamento è dell'Università del Piemonte Orientale
Dall’idea iniziale alla prima pagnotta. Nell’arco di una stagione ecco arrivare sul tavolo della sala Giuseppe Romita, all’interno del palazzo comunale che ha ospitato la presentazione del nuovo Consorzio e dell’associazione, la prima prova concreta del passaggio dalla teoria alla pratica: un pane rotondo del peso di circa un chilo e con un taglio centrale che richiama una stella a otto punte. Si chiama ‘Grosso di Tortona’ in onore della moneta che Tortona era stata autorizzata a coniare in proprio da Federico II, battezzato così per “sintetizzare l’idea”, promossa dai promotori del progetto, di “un cibo locale come moneta di scambio nelle relazioni tra città e campagna circostanti, una alleanza vantaggiosa sia per chi produce all’interno della filiera, sia per chi mette in tavola un pane unico per salubrità e valore”. Accanto al Consorzio è nata poi l’associazione di promozione chiamata ‘Quelli del San Pastore e del Pane Grosso di Tortona’. Il presidente è Irene Calamante del laboratorio di panificazione Cuore di pane bio di Cabella Ligure. “L’obiettivo – spiega – è di stringere alleanze con tutto il territorio, dai ristoratori ai luoghi di accoglienza e fino ai consumatori perché questo pane è il simbolo di salute dell’intero territorio”.
Chi sono i protagonisti dell’iniziativa? Il coinvolgimento, trasversale, vede fra i primi associati al consorzio, oltre al presidente e ai due vice, le aziende agricole Moreno Baggini di Voghera, Bo Bartolomeo di Bo Piera Luisa di Solero, Bovone Mirko di Tortona, Daffunchio Giorgio di Viguzzolo, Elilu di Gastaldi Elisa di Castelnuovo Scrivia, Cascina Scannata di Garbelli Alberto di Sale, Massone Marco di Voghera, Remotti Oreste di Monleale. I primi soci dell’associazione sono, oltre a Irene Calamante, Fraiburger Giacomo – Il Forno di Mondonio di Castelnuovo Don Bosco (provincia di Asti), Simona Bernaudo – L’Amico Forno di Tortona, Silvio Fasulo – La Panetteria di Tortona, Manuel Lugano – Panificio della Barca di Montemarzino, Faraboni Giuseppe – Sapori di pane di San Sebastiano Curone, Elisa Gastaldi – Agriturismo Mangià ad Campagna di Castelnuovo Scrivia, Roberto Cipri Agriturismo – Rà Mansena di Alluvioni Cambiò, Agata Marchesotti – Agriturismo Vallenostra di Mongiardino Ligure. L’esordio ufficiale del ‘Grosso di Tortona’ avverrà domenica 23 luglio durante la prima edizione della ‘Festa del San Pastore e del Pane Grosso di Tortona’ che andrà in scena in piazza Gavino Lugano, a Tortona. Poi il nuovo pane si potrà trovare tutti i sabati da Cuore di Pane Bio a Cabella Ligure; Il Forno di Mondonio di Castelnuovo Don Bosco; L’Amico Forno di Tortona; La Panetteria di Tortona; Panificio della Barca di Montemarzino; Sapori di pane di San Sebastiano Curone; Panificio Tomova di Tortona; Med’s di Tortona; Panificio Paludo Tiziana di Tortona; Agriturismo Mangià ad Campagna di Castelnuovo Scrivia; Agriturismo Rà Mansena di Alluvioni Cambiò; Agriturismo Vallenostra di Mongiardino Ligure; Gas (Cuore di pane bio) Tortona; Mercato di Campagna Amica di Tortona; Mercato di Campagna Amica di Voghera.
L’Università del Piemonte Orientale si occupa del piano di marketing, mettendo in campo le strategie più opportune per valorizzare il prodotto, gli eventi e la filiera produttiva. “L’unicità del progetto – commenta Antonella Capriello, professore associato dell’Upo al Dipartimento di Economia, e coordinatrice del progetto – dal punto di vista del marketing è rappresentata dall’alleanza tra operatori di provenienza culturale molto diversa”. E Cesare Emanuel, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, durante la presentazione del progetto avvenuta a dicembre aveva precisato che l’iniziativa “rientra a pieno titolo nella cosiddetta ‘terza missione delle università’ cioè quell’insieme di attività portate avanti dall’Ateneo che, contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società, fanno da ponte con industria, società civile e territorio”.
Al progetto non manca l’ambizione. Quella del recupero di antiche varietà che oggi rappresentano una nuova frontiera dell’interesse anche industriale legato alla salubrità e alla riscoperta di sapori e tradizioni. Ma qual è il livello di sostenibilità economica? Oggi non appare ancora chiaro. Finora i circa cinquanta quintali di semente prebase sono stati la base di partenza per una produzione che dai primi cinquanta ettari seminati punta a triplicare la superficie con la raccolta 2018. Sufficiente per alimentare una piccola rete di panificatori e di punti vendita regolarmente riforniti, ma senza andare oltre. Il fondatori del Consorzio annunciano intanto che entro il prossimo mese di assoceranno altre cinque aziende.