Medico ucciso, il collega assassino mosso da un esasperato rancore
Massimiliano Ammenti, medico in servizio all'ospedale di Casale, e' crollato ieri sera dopo un lungo interrogatorio
Massimiliano Ammenti, medico in servizio all'ospedale di Casale, e' crollato ieri sera dopo un lungo interrogatorio
Quando i carabinieri sono entrati, in forze, nella sua abitazione a cinquanta metri dall’ospedale di Casale, il dottor Massimiliano Ammenti, 51 anni, aveva ancora il tipico sguardo di chi ha appena ucciso. Un atteggiamento freddo, adrenalinico, che non è passato inosservato agli esperti investigatori dei carabinieri di Alessandria e Casale. Una volta in caserma, nella serata di ieri, inchiodato dagli elementi raccolti dagli investigatori, dopo un lungo interrogatorio e dopo aver parlato con il suo avvocato, ha confessato l’omicidio. Azione aggravata dalla premeditazione. Solo dopo l’atto, forse liberatorio, il riflesso dei suoi occhi e’ tornato normale.
Massimiliano Ammenti, in servizio all’ospedale di Casale, conosciutissimo negli ambienti del 118, aveva ucciso da poche ore il suo collega Andrea Juvara, 47 anni. Ad armare la mano del 51enne un esasperato rancore in ambito lavorativo maturato per motivi futili. Introverso l’omicida, diametralmente opposto il carattere della vittima.
Giovedi, alle prime luci dell’alba, Massimiliano Ammenti ha deciso di porre fine a quella situazione che lui, evidentemente, considerava insopportabile. Ha raggiunto la casa del collega verso le 5, e’ entrato sfondando la porta al piano terra ed è salito al primo piano. Ha sorpreso, con una prima coltellata al fianco, Juvara mentre dormiva. Poi, dopo un disperato tentativo di reazione della vittima che è anche riuscito a parare qualche colpo, la serie finale di fendenti che hanno portato il 47enne alla morte. Un’azione efferata quella di Ammenti, probabilmente mossa da una rabbia repressa a lungo.
L’allarme poco prima delle 10 ieri mattina quando la compagna di Juvara, non avendolo visto arrivare al lavoro, e’ andata a cercarlo. Il medico, che abitava a Rosignano in cascina Varacca) era in camera da letto, in un lago di sangue. A terra. Immediata la telefonata ai medici del 118 che nulla hanno potuto fare se non chiamare i carabinieri. Sul posto i militari di Alessandria e Casale. L’omicida, che nella brutale aggressione si è provocato una profonda ferita alla mano, ha lasciato tracce di sangue. Questo fatto, unito ad una serie di veloci accertamenti effettuati dagli investigatori hanno portato alla sua identificazione. Anche perché, in mattinata, il 51enne si è recato all’ospedale di Novi Ligure per farsi medicare proprio alla mano assassina. Perché Novi? L’omicida ha raggiunto la casa del patrigno dove ha posato gli abiti sporchi di sangue, e un set di coltelli (da cui ne mancano due). Dopo la medicazione, e la segnalazione in ospedale che non sarebbe andato al lavoro, e’ tornato a casa. Poco dopo le 17 l’arrivo dei carabinieri che si sono sono finti ispettori della visita fiscale.
In casa del patrigno sono stati sequestrati gli abiti e i sandali che il 51enne calzava durante l’omicidio. Nell’abitazione di Casale e’ stato sequestrato altro materiale, tra cui scarpe da ginnastica sporche di sangue, su cui nei prossimi giorni verranno eseguiti esami per comparare con le tracce trovate sul luogo del delitto. Ammenti ha raccontato, in un primo tempo, di essersi ferito con un cacciavite. Perquisita anche la sua Bmw, segnalata da alcuni testimoni sul luogo dell’aggressione.
Il magistrato che conduce l’inchiesta ha disposto l’autopsia sul cadavere di Andrea Juvara.