I grandi pittori piemontesi
La pittura piemontese della prima metà del secolo scorso ha avuto una sua caratterizzazione e riconoscibilità grazie a personalità come quella di Augusto Monti. Umanista e insegnante, egli ha influenzato non poco la cultura subalpina, diventando un punto di riferimento critico dal quale hanno attinto autori di enorme spessore intellettuale.
Riflettendo su questa importante figura non allineata all’omologazione imposta del regime, Mauro Galli ha organizzato una rassegna (inaugurazione sabato 3 giugno, ore 17) che propone al pubblico un saggio del “contesto culturale in cui ha agito il Monti e l’intreccio di relazioni che ha intessuto con altre personalità attive tra le due guerre”. Il punto di partenza è relativo al ruolo preponderante di Felice Casorati, artista che seppe plasmare una generazione di allievi, cui è dedicata una interessante riflessione estetica.
Accanto al maestro per antonomasia, le opere degli autori del “Secondo Futurismo”, opere che attirarono l’attenzione di Antonio Gramsci che tentò di coniugare l’aspetto rivoluzionario dell’avanguardia torinese con l’avanguardia operaia, prima che essa fosse cancellata dall’avvento del fascismo. Altro spazio è occupato delle opere dei “Sei pittori di Torino” che a partire dal ’29 seguirono le indicazioni critiche di Lionello Venturi intese alla rivalutazione del passato. Infine un saggio di altri pittori di valore, soprattutto paesaggisti, non inseribili nei citati movimenti ma capaci di lasciare tracce significative nell’arte regionale.
Pittori tra Torino e le Langhe al tempo di Augusto Monti
Castello di Monastero Bormida, sale sottotetti; inaugurazione sabato, ore 17; fino al 6 agosto; orario: sabato 16/20, domenica 10/13 e 16/20