Ilva, la migliore delle offerte prevede 4.800 esuberi
Altro che acquisto dell’Ilva. A presentare il conto sono addirittura le due cordate che hanno avanzato offerte vincolanti.
Quella che sarebbe risultata la migliore, secondo l’analisi dei commissari dell’azienda in amministrazione straordinaria – Gnudi, Carubba e Laghi – ovvero quella presentata da ArcelorMittal, Marcegaglia e Intesa San Paolo, prevede 4.800 esuberi. L’altra addirittura di più.
“Partiamo male – dichiara il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli – Ci sono 4.800 esuberi dal 2018 per Arcelor Mittal e 6.400 per Jindal, su 14.200 dipendenti attuali. E’ sicuramente un punto di partenza sbagliato: noi pensiamo che si debba partire con chiarezza su investimenti ambientali e investimenti produttivi”.
Ecco perché i sindacalisti hanno chiesto al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, di aggiornare l’incontro a giovedì, per avere dettagli più precisi sulle due offerte.
È a Roma a seguire la trattativa anche Moreno Vacchina della Fim Cisl, componente della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento di Novi Ligure: “Non ci hanno ancora detto se a Novi ci saranno esuberi e quanti saranno, ma il conto presentato sull’occupazione è inaccettabile. Sono passati molti mesi, bisogna immediatamente far capire a chi intende comprare l’Ilva che l’occupazione va salvaguardata”.
Nella riunione che si è conclusa da pochi minuti, il ministro Carlo Calenda e il vice Teresa Bellanova, affiancati dai commissari Gnudi, Carubba e Laghi, hanno presentato ai sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm nazionali e territoriali le due proposte d’offerta per l’acquisto, rispettivamente avanzate da AminvestCo (ArcelorMittal, Marcegaglia e Intesa San Paolo) e AcciaItalia (Jindal, Cassa depositi e prestiti, Arvedi e Delfin).
In apertura dell’incontro, Calenda ha smentito l’avvenuta aggiudicazione, lasciando intendere di voler coinvolgere i sindacalisti nel proferire l’ultima parola e sottolineato che è giunta a completamento la fase di analisi delle due offerte, con i pareri dei commissari in favore di AminvestCo.
Al momento, il numero di esuberi annunciati da chi ha fatto offerte lascia pochi spiragli in cui far passare il parere favorevole dei sindacalisti. Considerato che il numero complessivo è di circa un terzo della forza lavoro attuale, rapportando il dato sullo stabilimento di Novi si ricava una cifra di oltre 250 ‘tagli’, che però al momento fa solo paura e non ha certezze, perché nessuno è ancora sceso nei dettagli, e la situazione tra i vari stabilimenti è nettamente diversa. Entrambe le cordate prevedono investimenti a Novi, così come a Taranto e Genova.