Mezavilla: “Il gesto era verso una sola persona, non certo verso la tifoseria”
Allenamento blindato, una cinquantina di tifosi contestano la squadra
Allenamento blindato, una cinquantina di tifosi contestano la squadra
“Non cerco giustificazioni per quanto è successo sabato a Tivoli, ma ci tengo a dire che il mio gesto, il braccio alzato, anche il’vaffanculo’, non era certo verso la tifoseria alessandrina, ma verso una persona che da mesi viene al campo e insulta, il sottoscritto, e anche i compagni, e che anche a Tivoli si è comportato in questo modo. Ho fatto un gesto sbagliato, ma è giusto chiarire come sono andati i fatti”. Il primo allenamento è appena finito, Adriano Mezavilla ha svolto il programma completo, come tutti quelli che non hanno giocato o sono stati utilizzati solo per uno scampolo di gara. Allenamento blindato, una cinquantina di tifosi hanno contestato con cori duri e inviti espliciti ad “andare a lavorare” e a “vergognarsi”. Chi ha giocato con la Lupa è in un campo più lontano, quando si avvciiano la gente che è fuori e urla e contesta alza il tono. Al triplice fischio il chiarimento di Mezavilla. “Finita la partita, ero arrabbiato e sono uscito fuori. C’era il presidente che stava prendendo insulti. Mi avviciano al pullman e dalla cancellata vedo tre facce. Una l’ho riconosciuta: insultava e voleva spiegazioni. Chi mi conosce sa che io ho sempre messo la faccia, ho anche discusso e mi sono confrontato. Ebbene questa persona da mesi era qui al campo a insultare tutti. Ho sbagliato per il mio gesto, cero, ma il rispetto vale per tutti: nei confronti della tifoseria, ma anche di noi giocatori. Non esiste un rispetto a senso unico”. resta un gesto condannato anche dalla società. “Avevamo appena pareggiato la partita più importante dell’anno, non stavamo raggiungendo ciò che volevamo: ero incazzato, ma il mio ‘vaffa’, alzando il braccio sinistro, e non il dito, era diretto proprio, e solo, a quella persona. Il diretto interessato sa benissimo di essere lui, ha insultato dall’inizio della partita, anche quando eravamo in vantaggio. Il mio gesto, e le mie parole, non erano rivolte alla tifoseria alessandrina ma, insisto, ad una persona singola. Tante volte ho parlato, con lui, ed è servito a niente. Io sono Adriano e continuerò a dimostrare il mio rispetto mettendo la gamba in campo. Possono dire, i tifosi, che sono scarso, che sono da serie C: io accetto tutto, ma dopo tre mesi che prendiamo insulti e diciamo nulla, può scappare un gesto. “. Ha rabbia dentro e la esterna, Mezavilla. “Sono arrabbiato, lo ero dopo la gara a Tivoli e lo sono perché da due mesi non riesco a dare il mio contributo alla squadra. Non sto accusando nessuno, voglio solo dire la rabbia che ho dentro, perchéio ho ancora il sangue”. Un chiarimento perché “mi sembra che ci stiamo attaccando troppo a un ‘vaffa’: l’ho detto in faccia, non sono andaro a scriverlo, perché in quel momento c’era il presidente che stava prendendo insulti. Di Masi è una persona che ha fatto tanto per l’Alessandria: ha fatto scelte giuste, magari anche alcune sbagliate, però lui agisce sempre per il bene dell’Alessandria. Ho sentito gli insulti, non sono andato a parlare perché, come ho detto, è stato spessso inutile,e il gesto è verso uno solo e non verso i tifosi”