Non è vero… ma ci credo. Perché?
"Non è vero... ma ci credo" è una commedia scritta dal grande Peppino De Filippo nel 1942, da cui venne pure tratto un film. "Non è vero... ma ci credo" è ormai diventato anche un diffuso modo di dire per indicare l'atteggiamento di molte persone nei confronti delle superstizioni
"Non è vero... ma ci credo" è una commedia scritta dal grande Peppino De Filippo nel 1942, da cui venne pure tratto un film. "Non è vero... ma ci credo" è ormai diventato anche un diffuso modo di dire per indicare l'atteggiamento di molte persone nei confronti delle superstizioni
“Non è vero… ma ci credo” è ormai diventato anche un diffuso modo di dire per indicare l’atteggiamento di molte persone nei confronti delle superstizioni. Anche se non ci si crede razionalmente e fino in fondo, certe espressioni verbali, alla base delle quali ci sono convinzioni superstiziose, vengono comunemente ripetute anche dalle persone più razionali e sono diventate ormai una forma di cortesia. Chi non ha mai augurato “In bocca al lupo!” a un amico che sta per affrontare una prova importante nella vita? Chi non ha mai detto “Salute!” a qualcuno che ha starnutito? Chi, aspettando un responso importante, non ha mai esclamato “Incrociamo le dita!”, e magari lo ha pure fatto materialmente.
«Non è vero… e non ci credo!» è invece il motto della “Giornata Anti-superstizione” che il Cicap, da diversi anni, organizza quando nel calendario capita un venerdì 17, come appunto domani, 17 Marzo 2017.
La Giornata Anti-Superstizione parte dall’idea che essere superstiziosi… porta male. Credere che un oggetto, una persona o una frase abbiano il potere di procurare disastri è una profezia che si auto avvera. Chi si lascia condizionare dalla superstizione, ritenendosi sfortunato altera inconsapevolmente il suo comportamento e finisce per provocare gli eventi sfortunati che tanto lo spaventano.
Sono tante le superstizioni che incrociano la nostra vita, e seguirle tutte è quasi impossibile. Un amico del Cicap, Silvano Fuso, di Genova, anni fa scrisse un manualetto raccogliendo le principali e le più bizzarre di queste credenze, e se in alcuni casi si possono fare delle ipotesi più o meno logiche sulla loro origine, altre lasciano letteralmente sbalorditi.
Per esempio, tra le tante superstizioni riguardanti il sale vi è quella relativa alle disgrazie che toccano a chiunque lo versi accidentalmente. Per rimediare è assolutamente necessario lanciarne un po’ dietro la schiena, senza guardare dove andrà a cadere. Si può ragionevolmente ipotizzare che questa credenza nasca dal grande valore che il sale aveva un tempo, e che il suo spreco fosse quindi visto di… malocchio. Sul perché bisogni lanciarne un po’ dietro la schiena per scongiurare la sfortuna non azzardo ipotesi…
Una spiegazione simile si può proporre per le sventure in caso di spandimento di olio oppure per i sette anni di guai in caso di rottura di specchio: olio e specchi erano generi costosi, da trattare con cura, e la superstizione poteva ‘invogliare’ a prestare la dovuta attenzione nel maneggiarli.
Una superstizione che mi piace citare è legata alla barba: secondo alcuni radersi di venerdì (e talvolta di martedì) porterebbe male e favorirebbe l’infedeltà della propria moglie. La cosa mi lascia veramente perplesso, e sarei grato a chiunque volesse propormi una spiegazione logica…
Occorre anche dire che in generale credenze e superstizioni non hanno una origine ben precisa. Le stesse spiegazioni che gli scettici inveterati come me amano proporre possono essere a loro volta delle credenze! Credo sia noto a molti che se si accendono 3 sigarette con lo stesso fiammifero il più giovane è destinato a morire. Danni del fumo a parte, la spiegazione che ho sempre sentito è legata alla prima guerra mondiale: i cecchini cercavano le fiammelle di chi si accendeva una sigaretta per avere un punto di mira, e siccome si faceva accendere per primo al più vecchio e per ultimo al più giovane, questi era il più facilmente preso di mira. Ho recentemente scoperto che pare che questa credenza esistesse già alla fine del 1800 in Messico, rendendo anacronistica la spiegazione basata sulla Grande Guerra.
Come spiega Massimo Polidoro, segretario del Cicap: “Essere superstiziosi condiziona negativamente la vita delle persone, che senza accorgersene alterano il proprio comportamento finendo per provocare proprio gli eventi sfortunati che tanto li spaventano. Oppure, interpretano in modo negativo qualunque circostanza legata a un oggetto ritenuto “porta-jella. Non dimentichiamo, infine, che la memoria è selettiva, vale a dire che tendiamo a ricordare di più gli eventi che confermano le nostre credenze, piuttosto che quelli che le smentiscono».
Tra i vari eventi che il Cicap organizza per ‘festeggiare’ il venerdì 17, a Novi ci sarà una deliziosa ‘Cena in Viola’ organizzata dal Dorian Gray Ristorante letterario (informazioni e prenotazioni al numero 339 395 8744), durante la quale Silvano Fuso ed il sottoscritto cercheranno di rispondere alle vostre curiosità scaramantiche.
Buon venerdì 17 a tutti!