Nelle foto di Barberi ogni luogo ha un’anima
Estremi è il titolo della mostra alla galleria “Il Labirinto”. I luoghi hanno un’anima e riescono a parlare. È necessario ascoltare il silenzio, il vuoto, l’assenza di accadimenti che aiutano a porsi in relazione con lo spazio senza negare né vita né umanità. Barberi crea una sorta di trait d’union che collega tutti gli spazi. Tra l’Islanda, terra primordiale ancora in formazione, e San Francisco, spazio urbano totalmente condizionato dalle esigenze umane, ci sono tutte le possibili variabili: scattare una fotografia in un determinato luogo conserva la memoria dei precedenti e si colloca idealmente in un archivio che sfaccetta la realtà fino a immortalarla completamente.
Alla base del progetto di Barberi c’è un messaggio che sembra trasmetterci l’idea che ciò che sta avvenendo è una trasformazione del mondo in una grande e immensa città. Barberi parte dal cosa c’era prima, ci offre dei luoghi nei quali la presenza umana è ridotta alla pressoché invisibilità, al silenzio. Non a caso nel primo scatto si individua una figura femminile nel paesaggio, una mater tellus dalla quale tutto proviene; si conclude il percorso con un’ambientazione analoga in cui si vede invece una figura maschile, un principio negatore del precedente che deve essere percepito come una sorta di ultimo uomo sulla Terra, un pianeta desertificato e privo di speranze. In mezzo il resto.
Carlo Pesce
Estremi. Fotografie di Enrico Barberi
Il Labirinto, via Benvenuto Sangiorgio 4; fino al 10 aprile martedì/sabato, 9/12.30 e 16/19.30; lunedì, 16/19.30