Addio a Sutter, il re del pulito. La figlia 13enne fu rapita e uccisa
È morto nelle prime ore di ieri mattina, mercoledì 8 luglio, lindustriale Arturo Sutter, presidente onorario dellomonimo gruppo industriale con sede a Borghetto Borbera. La sua vicenda personale si intreccia con un triste fatto di cronaca: era il padre di Milena, la 13enne uccisa nel 1971 da un giovane vicino di casa.
È morto nelle prime ore di ieri mattina, mercoledì 8 luglio, l?industriale Arturo Sutter, presidente onorario dell?omonimo gruppo industriale con sede a Borghetto Borbera. La sua vicenda personale si intreccia con un triste fatto di cronaca: era il padre di Milena, la 13enne uccisa nel 1971 da un giovane vicino di casa.
Mentre la storia imprenditoriale di Sutter è tutta legata allo stabilimento di Borghetto, dove si fabbricano prodotti per la pulizia casalinga e professionale, la sua vicenda personale si intreccia con un triste fatto di cronaca nera: era infatti padre di Milena, la ragazzina 13enne uccisa il 6 maggio 1971 da un giovane vicino di casa. “Il biondino della spider rossa” – come era stato soprannominato all’epoca – l’aveva ammazzata per poi chiedere un riscatto di 50 milioni di lire alla famiglia.
Milena venne uccisa e sepolta sul Monte Fasce il giorno stesso del rapimento, e poi, successivamente, disseppellita per essere gettata in mare con addosso sei piombi da un chilo l’uno. Il giorno dopo il suo rapimento la famiglia Sutter ricevette una chiamata anonima che chiedeva un riscatto. Poi più nulla, almeno fino al ritrovamento del cadavere, due settimane dopo. Il corpo di Milena Sutter venne ritrovato il 20 maggio da due pescatori al largo dalla spiaggia di Priaruggia.
Per l’omicidio è stato condannato Lorenzo Bozano, allora venticinquenne. A suo carico – raccontano le cronache dell’epoca – vennero trovati ventitré indizi, ma nessuna prova di colpevolezza e venne assolto in primo grado, nel 1973. Tuttavia, nel 1975 venne condannato all’ergastolo, con l’imputazione di rapimento a scopo di estorsione, omicidio e soppressione di cadavere. La condanna venne confermata dalla Cassazione l’anno successivo.